Intervista a Sunil Sardar, 28 anni e operatore del Biratnagar Eye Hospital, che ogni giorno raggiunge i villaggi più remoti del Nepal per visitare i più poveri ed emarginati.

primo piano Sunil, operatore in Nepal

Ho la possibilità di lavorare nelle comunità, incontrare persone bisognose ed essere loro di aiuto. Mi rende davvero felice quando i pazienti che indirizziamo in ospedale si curano gli occhi e tornano alla loro vita quotidiana… e possono vedere!

Sunil Sardar, operatore del Biratnagar Eye Hospital

Il lavoro nei villaggi

Sunil Sardar, 28 anni, è un operatore di comunità del Biratnagar Eye Hospital, in Nepal.
Da 7 anni raggiunge i villaggi più remoti del Paese per visitare gli occhi delle persone più povere ed emarginate. L’abbiamo incontrato per farci raccontare di più del suo lavoro, delle visite porta a porta e delle sfide che affronta ogni giorno.

  • Sunil, qual è il tuo lavoro?

«Sono un operatore, lavoro nelle cliniche mobili e mi occupo di riabilitazione su base comunitaria, per il Biratnagar Eye Hospital, in Nepal».

  • In cosa consiste?

«Mi occupo di screening della vista e dell’udito: andiamo nelle comunità porta a porta, per visitare e identificare le persone con problemi di vista e udito.
Con la mia squadra, composta da tre persone, facciamo un piano di azione di 15 giorni e lo sottoponiamo all’ospedale. Una volta approvato, suddividiamo l’area identificata e visitiamo ogni famiglia.
Oltre a questo, aiutiamo anche a organizzare campi di screening della vista nei villaggi e nelle scuole».

  • Come si svolge una tua giornata tipo?

«La giornata nei villaggi inizia alle 10:00 e termina non prima delle 17:00; a questo va aggiunto il viaggio di andata e ritorno che spesso richiede molto tempo.
Arrivato sul campo, inizio presentandomi e racconto del nostro ospedale e del tipo di lavoro che svolgiamo. Dopodiché, con la mia squadra, svolgo l’esame della vista e dell’udito, controllo il livello di pressione sanguigna e di zucchero nel sangue.
Con gli strumenti a nostra disposizione non siamo in grado di valutare tutte le condizioni, come ad esempio la miopia. In questi casi indirizziamo i pazienti alla clinica oculistica più vicina o, in caso di cataratta, li inviamo all’ospedale Biratnagar per una consulenza più approfondita e per l’intervento chirurgico».

  • l'operatore Sunil, insieme ad un bambino con cataratta
  • l'operatore Sunil, insieme ad un bambino con cataratta
  • l'operatore Sunil, insieme ad un bambino con cataratta
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Cure di qualità per tutti

  • Tutti i servizi offerti dal programma EREC-P, di cui l’ospedale Biratnagar fa parte, sono gratuiti, proprio per poter offrire cure oculistiche di qualità anche alle persone più povere ed emarginate. Come funziona?

«Esattamente, è tutto gratuito. Per chi ha bisogno di un intervento, rilasciamo un foglio di visita da presentare in ospedale per ottenere cure gratuite. Ma non solo: forniamo anche medicine, occhiali e apparecchi acustici, sempre gratuitamente».

  • Come viene accolto il servizio?

«C’è tanta gratitudine e rispetto: molte persone purtroppo non possono neanche permettersi il cibo, ma sapere che c’è chi ha a cuore la loro salute è considerato un regalo straordinario.
Purtroppo, non è sempre così: ci sono anche molte persone scettiche, che pensano che faremo pagare le cure una volta raggiunto l’ospedale, ma non è vero. Generalmente sono solo aggressioni verbali, ma in un paio di occasioni siamo stati anche picchiati proprio per questo motivo».

  • Cosa ti spinge a continuare, nonostante le sfide che affrontate ogni giorno?

«Possiamo aiutare le persone e salvare la loro vista, non è un semplice lavoro, è mettersi al servizio degli altri e condividere l’esperienza di una vita che cambia».

  • Prima di salutarti, c’è qualche storia che ti è rimasta nel cuore?

«Ci sono così tante storie, ma vorrei condividere quella di una donna appartenente alla casta Dalit, la casta degli “intoccabili”.
L’ho incontrata durante una delle mie visite. Aveva la cataratta a entrambi gli occhi ma non ne aveva la minima idea. Le ho subito detto che era curabile, che avrebbe solo dovuto recarsi all’ospedale Biratnagar ma, per qualche motivo, non si è mai presentata all’ospedale. Dopo qualche mese l’ho incontrata di nuovo, ormai la cataratta non curata aveva annebbiato i suoi occhi. Le abbiamo parlato ancora una volta e l’abbiamo convinta a farsi operare. Adesso sta bene. Quando la incontro durante le mie visite sul campo mi invita persino a casa sua. Sembra un piccolo gesto, ma lo trovo davvero meraviglioso».

Sunil è uno dei tanti operatori che ogni giorno si spostano fin nelle comunità più remote attraverso le cliniche oculistiche mobili.
Punto di forza del programma EREC-P, le cliniche mobili sono team di medici e operatori che effettuano screening agli occhi di bambini e adulti per individuare le malattie visive, prima fra tutte la cataratta.

Questa malattia, prima causa di cecità al mondo, può essere identificata e poi curata fino alla completa guarigione: per questo l’attività di prevenzione delle cliniche mobili è così importante.

Vuoi sostenere il lavoro di Sunil?

Oggi puoi sostenere il programma EREC-P e aiutare Sunil a identificare ancora più pazienti, salvarli dalla cecità e spezzare il ciclo che lega povertà e disabilità.

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