Noelia Mercado ha 34 anni ed è una giovanissima oftalmologa, specializzata nella cura della retina. I suoi occhi brillano di passione e di entusiasmo. Lavora insieme a CBM per la prevenzione e cura della Retinopatia del Prematuro (ROP), una malattia subdola, che colpisce gli occhi dei neonati prematuri e può portare alla cecità totale e irreversibile.
L’intervista alla dott.ssa Mercado
La incontriamo all’ospedale Materno Infantil Germán Urquidi che sosteniamo a Cochabamba, in Bolivia, dove lavora con la sua equipe al progetto sostenuto da CBM. Dalle sue parole intuiamo il suo sogno più grande, quello di salvare quanti più bambini affetti dalla ROP e fare in modo che questa patologia non solo si curi ma si prevenga.
La ROP è la prima causa di cecità neonatale al mondo. Ci puoi raccontare da cosa è provocata?
“Nella maggior parte dei casi è causata dall’esposizione all’ossigeno dell’incubatrice: nei bambini nati prematuri manca la capacità di auto-regolazione dei vasi sanguigni presenti nell’occhio. Questo provoca la formazione di vasi in eccesso che, se non bloccati in tempo, danneggiano la retina e ne causano il distacco.
La retinopatia del prematuro però può essere trattata e curata. Il bambino probabilmente avrà bisogno di occhiali e avrà una vista laterale ridotta, ma potrà vedere!”
Ci sono delle difficoltà che incontrate ogni giorno, lavorando a contatto con questa patologia così complessa?
“La prima difficoltà è che la ROP non ha un’insorgenza o un decorso prevedibili: può manifestarsi nelle prime settimane di vita così come nei mesi successivi. Per questo è fondamentale che i bambini vengano sottoposti a controlli continui anche quando sono stati dimessi dall’ospedale. Lavoriamo tutti i giorni per sensibilizzare i genitori su questo aspetto: anche se i piccoli non sono più in ospedale, non significa che siano fuori pericolo. Non è sempre semplice farli tornare, perché spesso vivono lontani e mettersi in viaggio comporta tempo, rischi e costi.
L’ altra enorme difficoltà è che per operare c’è pochissimo tempo, e per farlo servono tutti i parametri e le condizioni del piccolo stabili e l’equipe, le sale, gli strumenti liberi: è un lavoro di estrema sincronia.”
Hai sempre sognato di fare il medico? C’è un motivo che ti ha portato a scegliere di lavorare con i prematuri?
“Penso che l’esempio di mio papà sia stato fondamentale: anche lui è oftalmologo. Scegliere poi di specializzarmi nella cura della retina e lavorare con i più piccoli tra i piccoli lo devo a uno dei miei insegnanti che mi ha iniziato a questo ambito facendomene innamorare.
Mi sono specializzata nel 2014 e da allora lavoro tutti i giorni per far sì che questi bimbi non diventino ciechi per sempre. La motivazione più grande per me è sapere che la cecità dovuta alla ROP è evitabile: vuol dire che possiamo intervenire per fermarla. Tutti questi bambini appena nati hanno il diritto alla vista e, se interveniamo in tempo, possiamo garantirglielo.
Sono molto grata a CBM: per noi far parte di questo progetto significa avere un supporto continuo. È sapere che ogni sforzo fatto non è vano, che la strada che abbiamo intrapreso per combattere la ROP è quella giusta. Lavorare sulla cura e contemporaneamente sulla prevenzione porterà grandi risultati: ce lo stanno già dicendo i numeri. Infatti, in Colombia, dove alcuni colleghi con CBM hanno applicato lo stesso metodo, l’incidenza della ROP è diminuita dal 18% all’1.7%. Sono risultati straordinari a cui speriamo di poter arrivare anche noi.”
ROP: cos’è e chi colpisce
La ROP (Retinopatia del prematuro) è una patologia della retina che può colpire i bambini prematuri. È la prima causa di cecità neonatale al mondo.
Questa patologia è causata, nella maggior parte dei casi, dall’esposizione all’ossigeno dell’incubatrice.
I principali fattori di rischio sono la prematurità, il basso peso alla nascita o i “traumi” subiti nelle prime settimane di vita del bambino (apnea, trasfusioni, infezioni…). Per questo sono particolarmente a rischio i bambini iper-prematuri: nati sotto le 25 settimane o con un peso inferiore a 1.250 g.
A causa della complessità della malattia e degli alti rischi, nel trattare pazienti così piccoli, nel mondo solo lo 0,5% degli oculisti si occupa di ROP.
Le fasi della malattia
La retinopatia del prematuro non ha un’insorgenza o un decorso prevedibili: può manifestarsi nelle prime settimane di vita o insorgere nei mesi successivi, può risolversi spontaneamente, o può evolvere nello stadio più avanzato e pericoloso. È necessario visitare periodicamente i bambini a rischio, attraverso l’esame del fondo oculare. Solo così si possono identificare anche i più piccoli mutamenti della retina e intervenire in tempo.
Se la malattia evolve spontaneamente allo stadio critico, si deve effettuare il trattamento laser entro 48 ore. In caso contrario si dovrà ricorrere alla chirurgia, aumentando considerevolmente le probabilità di insuccesso dell’intervento e condannando quindi il bambino alla cecità.
Tutto il reparto deve essere preparato e coordinato per poter intervenire in tempo.
Come si cura
Se individuata in tempo, la retinopatia del prematuro può essere trattata con il laser, per “bruciare” la retina periferica non matura e bloccare la proliferazione dei vasi, oppure iniettando un farmaco che inibisce la crescita dei vasi stessi.
I progetti di CBM
Dal 2014 siamo presenti in America Latina per prevenire e curare la ROP.
In questi anni abbiamo sviluppato un modello d’intervento particolarmente efficace, che stiamo portando avanti in tutti i progetti.
A Cali, in Colombia, questo ci ha permesso di ottenere un grande risultato: la ROP è diminuita, passando dal 18% all’1.7%. Quest’anno abbiamo esteso il nostro intervento anche in Paraguay, Bolivia e Guatemala.