Perché una didattica inclusiva sia possibile è necessario progettare percorsi formativi basati su flessibilità e accessibilità. Questo è l’Universal Design for Learning.

bambini a scuola che prendono parte a un laboratorio

La Progettazione Universale per l’Apprendimento (Universal Design for Learning – UDL) è un modello pedagogico che deriva dal concetto di Universal Design nato a metà degli anni Ottanta sui principi dell’accessibilità architettonica e informatica.

L’UDL adatta l’insegnamento alle modalità di apprendimento di ogni studente, intervenendo prima sul contesto e poi sul soggetto, identificando e sviluppando le differenti potenzialità di ognuno per eliminare qualsiasi forma di discriminazione.

Ci ha parlato di questo e di molto altro Enrico Dolza, docente di Pedagogia Speciale presso l’Università di Torino e direttore dell’Istituto dei sordi di Torino, partner, insieme all’associazione Mondo CHARGE, di F.I.R.E.! – Progetto di Formazione sull’Inclusione e Resilienza Educativa per i bambini con Sindrome CHARGE – il progetto promosso da CBM Italia.

Enrico Dolza identifica la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità come il quadro di riferimento da cui partire quando si parla di inclusione e dove l’UDL è declinato all’articolo 2:

Per progettazione universale si intende la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzati. La progettazione universale non esclude dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone con disabilità, ove siano necessari.

La Convenzione supera il modello puramente medico in cui le persone con disabilità vengono sovrapposte alla loro diagnosi (la disabilità come malattia e la persona come malata) e adotta il modello bio-psico-sociale che sposta lo sguardo dalla persona con disabilità all’ambiente in cui la persona vive.

Secondo il prof. Dolza, una prima e fondamentale distinzione va fatta tra due parole che spesso vengono usate come sinonimi: integrazione e inclusione. L’integrazione, infatti, si basa sul modello medico, non tiene conto né della Convenzione né dell’UDL, ma è orientata alla dotazione di strumenti ‘speciali’ per studenti ‘speciali’.

Il termine inclusione, invece, è proprio ancorato all’esigenza di ristrutturare gli ambienti di apprendimento perché sia consentita la partecipazione di tutti e all’idea che non sempre sia necessario fornire interventi dedicati al singolo alunno.

Il concetto di partecipazione è il fulcro della Convenzione e questo è il principio a cui si ispira l’UDL che ha come prerequisito alcune forme di libertà garantite dalla Convezione stessa:

  • Libertà dalle etichette diagnostiche – La Convenzione non fa mai riferimento a disabilità specifiche. Il diritto all’educazione non è legato alla diagnosi, ma alla persona.
  • Libertà dalla valutazione della gravità – I diritti non devono più essere declinati in base alla gravità della disabilità.
  • Libertà dalla normalizzazione – L’intervento educativo non deve avere come obiettivo quello di rendere le persone con disabilità più simili alle persone senza disabilità.

L’UDL è solo il primo step per costruire ambienti di apprendimento inclusivi e in questa ottica, un ruolo fondamentale è rappresentato dagli insegnanti per il sostegno (da tempo assegnati all’intera classe e non al singolo alunno con disabilità), architetti dell’inclusione, che, insieme ai docenti curricolari, dovrebbero avere una funzione cardine nella progettazione e programmazione inclusiva di spazi e materiali; laddove non sia possibile relazionarsi direttamente con l’alunno o l’alunna con disabilità, le loro famiglie diventano l’asse su cui si basa il successo del progetto educativo (in mancanza di una solida alleanza educativa con la famiglia, il progetto è destinato a fallire); infine, la revisione della didattica deve diventare un processo dinamico e basarsi su una progettazione del curricolo didattico pronta ad affrontare le potenziali differenze di ogni studente.

Il prof. Dolza, ci parla dei tre principi fondamentali dell’approccio UDL che gli insegnanti dovrebbero tenere in considerazione per progettare qualunque unità o attività didattica e che si basano sull’assunto che gli studenti sono tutti diversi nel modo di comprendere, esprimersi e rispetto al livello o alla modalità di coinvolgimento a prescindere dalla presenza o meno di una disabilità.

L’insegnante che voglia progettare secondo i principi dell’UDL dovrà quindi far riferimento a:

  • Molteplici mezzi di rappresentazione – l’insegnante propone input sensoriali diversificati, utilizzando canali di rappresentazione in base a uno specifico funzionamento o stile di apprendimento per fornire a tutti le migliori opportunità di comprensione.
  • Molteplici mezzi di azione ed espressione – l’insegnante prevede una verifica diversificata degli apprendimenti a seconda delle caratteristiche dello studente che deve essere messo in grado di dimostrare cosa ha imparato.
  • Molteplici mezzi di coinvolgimento – l’insegnante deve tener conto della sfera affettivo-relazionale: il rendimento scolastico è connesso alla motivazione che gli studenti hanno rispetto alle attività didattiche.

Infine, il prof. Dolza ci illustra le sette regole collegate ai tre principi da seguire nella progettazione di un percorso di apprendimento secondo l’UDL:

  1. Uso equo – consentire a tutti di realizzare la stessa esperienza offrendo alternative alla pari, non semplificazioni.
  2. Flessibilità – creare materiali fruibili in diversi modi.
  3. Uso semplice ed intuitivo – evitare forme di complessità non necessarie.
  4. Tolleranza all’errore – evitare esperienze di frustrazione e ansia.
  5. Percettibilità delle informazioni – cercare di coinvolgere tutti i sensi.
  6. Sforzo fisico contenuto – garantire l’assenza di barriere.
  7. Dimensioni e spazi adeguati – assicurare un ambiente ospitale per non vanificare gli sforzi di progettazione.

Il prof. Dolza ci lascia con una serie di domande aperte che lasciano spazio alla riflessione sulla possibilità di realizzare una didattica inclusiva: “L’UDL è sostenibile? Siamo in grado di applicarne i principi?”

La risposta naturalmente non è univoca: di sicuro l’UDL da solo non basta, ma è lo step da cui partire per una progettazione didattica accessibile e va arricchita con strumenti dedicati e specialistici. La Convenzione ONU è ricca di input che mirano a trovare un equilibrio tra progettazione universale e strumenti speciali, perché la prima rinforza i secondi.

I contenuti per te non finiscono qui!

Nella sezione “Coltiviamo l’inclusione” troverai tanti altri spunti, materiali didattici, consigli degli esperti per continuare ad affrontare le tematiche dei diritti, della formazione, dell’educazione.

Scopri tutti i contenuti
{{ errors.first('firstname') }}
{{ errors.first('lastname') }}
{{ errors.first('email') }}