Il progetto
L’Etiopia è uno dei Paesi più interessati da alti flussi migratori dai paesi confinanti, contraddistinti da povertà e instabilità sociopolitica. Secondo UNHCR l’Etiopia è il terzo paese di accoglienza in Africa, con 830.305 rifugiati e richiedenti asilo, per lo più provenienti da Sud Sudan, Somalia, Eritrea e Sudan.
Il progetto, finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, è realizzato da un consorzio di Organizzazioni con capofila il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) in collaborazione con CBM, CESVI, i partner locali Ethiopian Center for Disability and Development (ECDD) e Rehabilitation and Development Organization (RaDO).
Sede dell’intervento è uno dei dieci Stati Regionali dell’Etiopia, lo Stato del Benishangul-Gumuz, a Nord-Ovest del Paese. Dal 2019, la situazione qui è problematica ed è ulteriormente peggiorata a causa del conflitto che da novembre del 2020 ha imperversato nel Tigrai e nelle regioni confinanti. Nello specifico, le attività saranno svolte nel campo di Bambasi, uno dei 24 campi di accoglienza in Etiopia. Fondato nel 2012, il campo di Bambasi ospita oltre 19.000 persone, la quasi totalità rifugiati e una minima parte richiedenti asilo; le persone con disabilità e gli anziani sono 968, di cui 475 sono donne.
Uno dei maggiori problemi nella gestione dei campi è la necessità di armonizzare i rapporti tra popolazione rifugiata e comunità ospitante, soprattutto nella gestione delle risorse disponibili come acqua, terra, o accesso ai servizi di base.
Il progetto ha come obiettivo migliorare l’interazione tra rifugiati e popolazione locale, con particolare attenzione alle donne e persone con disabilità.
Le attività del progetto coinvolgeranno quindi le comunità ospitanti e saranno volte a migliorare la sicurezza alimentare, le opportunità di reddito e la disponibilità dei servizi sanitari, per contribuire alla resilienza e all’integrazione socioeconomica della popolazione.
Il progetto interverrà nei settori Agricoltura e Sicurezza Alimentare, Acqua Igiene e Sanità e Sviluppo e nel suo complesso raggiungerà 17.466 persone. Le attività di progetto prevedono il rafforzamento delle capacità produttive nel settore agroalimentare attraverso attività generatrici di reddito, la costruzione di nuovi punti d’acqua e servizi igienici nei campi e presso la comunità ospitante.
In particolare CBM insieme al partner locale RaDO lavoreranno affinché le fasce più vulnerabili della popolazione, incluse le donne e persone con disabilità abbiano hanno accesso a meccanismi di protezione.
Le disuguaglianze di genere sono infatti ancora molto marcate, così come l’esclusione delle persone con disabilità: le infrastrutture esistenti nella maggior parte dei casi non rispettano i criteri di accessibilità.
Risultati attesi
Con il contributo di CBM e il partner locale RaDO:
- 32 donne saranno coinvolte direttamente nella creazione del gruppo di protezione che, tramite incontri con donne e ragazze nella comunità, raggiungeranno circa 2.560 donne.
- 160 persone (operatori sanitari, operatori comunitari, , incentive workers) saranno formate sulla protezione inclusiva.
- 1.280 rifugiati e 380 membri della comunità ospitante saranno sensibilizzati sulla prevenzione della violenza di genere, la pace e la risoluzione dei conflitti. Inoltre 4.000 persone, compresi rifugiati e membri della comunità ospitante, beneficeranno degli eventi sportivi e culturali organizzati durante il progetto.
- 520 donne e ragazze riceveranno dei kit igienici e 1.535 donne, ragazze e persone con disabilità riceveranno dei kit contenenti beni non alimentari.
- 290 persone, beneficeranno del supporto psicosociale.
- 150 bambini e giovani, parteciperanno a eventi sportivi inclusivi.
- 246 persone con disabilità riceveranno ausili per la mobilità e di assistenza.
Risultati raggiunti
I risultati raggiunti a fine progetto:
- 2.345 persone raggiunte dall’implementazione di misure specifiche:
- 1.535 persone hanno ricevuto dei kit di supporto a buone pratiche igienico-sanitarie nell’ambiente domestico
- 520 donne hanno ricevuto un “dignity kit”
- 290 persone hanno usufruito di sessioni individuali o di gruppo di counselling psicologico
- 163 persone hanno partecipato a formazioni in tema di protezione
- Il 90% degli individui che hanno usufruito dei servizi durante il periodo di progetto, quindi all’incirca 7.180 persone, si sono ritenuti soddisfatti e hanno segnalato un aumento del benessere e della propria resilienza.