Essere bambini in un Paese in via di sviluppo non è facile. Esserlo con disabilità ancora meno. Per questo ci prendiamo cura di loro, per donargli un futuro migliore.

Lo scenario
Essere bambini in un Paese in via di sviluppo non è facile. Secondo il “Global Estimates of Children in Monetary Poverty: an update”, promosso dalla Banca Mondiale e da UNICEF, un bambino su sei – ovvero 356 milioni a livello globale – vive in condizioni di povertà estrema già da prima della pandemia. Un dato che, secondo i responsabili dell’analisi, non può che peggiorare. E non è finita qui: circa la metà di coloro che vivono in povertà estrema sono minorenni e i bambini più piccoli, quelli sotto i cinque anni di età, sono tra i più colpiti. Uno scenario inquietante se consideriamo che molti di loro, oltre a vivere in famiglie estremamente povere, hanno delle disabilità.
I bambini poveri con disabilità
Non poter andare a scuola, non poter usufruire di servizi sanitari adeguati, essere esclusi, emarginati e senza una rete di protezione sociale: sono queste le sfide che ogni giorno si trovano a dover affrontare i bambini con disabilità che vivono in famiglie povere.

I numeri parlano chiaro: si stima che già prima dell’emergenza COVID-19, nei Paesi in via di sviluppo solo 1 bambino con disabilità su 10 andava a scuola. Inoltre, 1 Paese su 3 nel Sud del mondo non ha introdotto alcuna misura per includere o favorire l’accesso a scuola a chi è a rischio di esclusione: basti pensare che la pandemia ha fatto sì che oltre 1 miliardo di bambini e ragazzi ne siano rimasti senza.
Il nostro impegno
Una realtà impressionante e dura. I bambini sono il nostro futuro: è a loro che dobbiamo pensare ed è di loro che dobbiamo prenderci cura affinché nessuno sia lasciato indietro. Per questo da anni ci impegniamo perché la salute e l’istruzione siano per loro un diritto e un’opportunità di crescita.
Lo facciamo:
- prevenendo e curando le cause di cecità e disabilità evitabile;
- offrendo cure e riabilitazione;
- rendendo le scuole accessibili, equipaggiandole con strumenti e materiali e formando gli insegnanti sui temi dell’educazione inclusiva.
È quando dopo un’operazione di cataratta tornano a vedere il volto della loro mamma; quando dopo aver ricevuto un paio di occhiali riescono finalmente a seguire le lezioni a scuola; quando grazie a una protesi tornano a giocare e a sorridere che capiamo di aver fatto bene e di voler continuare a farlo!
