Formazione e lavoro: parole chiave per molte donne africane, per essere indipendenti e incluse nella società.

donne burkinabè in un centro di trasformazione

Ci sono Paesi nel mondo dove, ancora oggi, ricevere un’istruzione e avere un lavoro sono prerogativa di poche persone. Se poi si ha una disabilità o si è poveri diventa ancora più difficile.
Eppure, in questo muro di difficoltà esiste una crepa ed è da lì che filtra la luce: quella della speranza. La stessa che donne come Kemila o Saade hanno nutrito e che oggi, grazie anche ai nostri progetti, le ha portate a essere indipendenti, emancipate e integrate nella loro comunità.

Kemila e il sogno che diventa realtà

È un giorno di sole quando in un villaggio etiope, nei pressi di un Health Post, incontriamo Kemila. Ha da poco finito il suo turno. Da cinque anni è un’operatrice socio sanitaria:

La passione mi è venuta appena ho finito gli studi. Ebbi l’opportunità di entrare in un programma di formazione promosso dal governo e sono diventata operatrice sanitaria. Un sogno diventato realtà.

Kemila, operatrice socio sanitaria
Kemila

Un lavoro, quello di cura e prevenzione del tracoma, che la impegna per tre giorni in clinica, per due nelle comunità remote:

In questi cinque anni ho notato una diminuzione di casi di tracoma e trichiasi. Spesso le persone sono restie a farsi curare e operare. Ci vogliono pazienza e tempo perché i cambiamenti abbiano effetto, ma da operatrice mi auguro di poter debellare il tracoma nel giro di pochi anni, almeno nel mio villaggio, e di vedere tante giovani donne intraprendere la mia professione. Abbiamo bisogno di giovani che guardino al futuro con occhi diversi.

Kemila è una delle centoquarantanove operatrici socio sanitarie formate grazie al progetto ATEP – Amhara Trachoma Elimination Program. Un lavoro il suo fatto di costanza e perseveranza con risvolti positivi, come è lei stessa a raccontarci:

Lo scorso anno, durante una campagna di operazioni di trichiasi, sette donne che avevo visitato furono operate. Le operazioni andarono bene e tornarono a vedere. Tutte insieme vennero da me e mi ringraziarono. Avevo posto fine al loro dolore. Mi dissero che senza il mio supporto non ce l’avrebbero fatta. In quel momento mi sono sentita orgogliosa del mio lavoro, è stato il più bel ringraziamento mai avuto.

La forza di Saade è quella della comunità

Etiopia, ma non solo. In Niger, sotto un capanno di paglia sono sedute tantissime donne. Sono alcune delle duecentocinquanta che lavorano in uno dei cinque centri di trasformazione dei prodotti agricoli. Donne che, grazie al nostro progetto di agricoltura sostenibile e inclusiva, hanno ricevuto una formazione e che qui operano tutti i giorni. A presentarci l’attività è Saade:

In questo centro lavorano ottanta donne, molte di loro hanno una disabilità. Le donne sono divise in dieci gruppi. Il centro è operativo tutti i giorni, con orari e turni diversi.

Saade, impiegata in un centro di trasformazione
Kemila, operatrice socio sanitaria in Niger

A colpire del suo discorso è il senso di unione che si è venuto a creare:

Il progetto ci ha reso indipendenti e più unite. Lavorare insieme significa trascorrere molte ore fianco a fianco, confidarsi, supportarsi. Se una di noi è assente subito ci si preoccupa e si cerca di avere informazioni. Non solo: grazie al progetto le donne con disabilità sono state incluse nella comunità e formate a un lavoro.

Un progetto quello in Niger di cui hanno beneficiato centotrenta persone con disabilità, ma anche le loro famiglie. Un progetto nato per far fronte ai cambiamenti climatici che da sempre colpiscono il Paese, provocando insicurezza alimentare e malnutrizione, e che dal 2017 a oggi ha fatto si che le persone coinvolte potessero avere più cibo, ma al contempo un lavoro e un futuro migliore.

“Break the cycle”

logo break the cycle

Kemila e Saade sono la dimostrazione che il ciclo invisibile che nei Paesi in via di Sviluppo lega la povertà alla disabilità si può spezzare.
Le loro storie ci motivano a lavorare giorno dopo giorno affinché ogni persona possa godere dei propri diritti e diventare protagonista della propria vita.

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