In Niger un progetto di agricoltura sostenibile sta contribuendo a migliorare la vita delle donne con e senza disabilità, vere e proprie «colonne portanti» delle loro comunità.

donne nigerine sorridenti al lavoro

Agricoltura sostenibile e resistente ai cambiamenti climatici

Rafforzare le infrastrutture rurali, sviluppare conoscenze agricole e pastorali, migliorare l’accesso e l’utilizzo dell’acqua: sono i tre pilastri del progetto “Donne e persone con disabilità in azione per un sistema agro-pastorale ecologicamente sostenibile” che stiamo realizzando in Niger, nella regione di Zinder, in partenariato con ACRA, CISP, KARKARA, DEMI-E, FNPH e con il sostegno dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

Obiettivo del progetto è rafforzare la sicurezza alimentare e nutrizionale attraverso un’agricoltura sostenibile e la fornitura di acqua potabile.
Il Niger occupa l’ultimo posto al mondo nell’indice di Sviluppo Umano stilato da UNDP nel 2020, con il 90,5% della popolazione che vive in povertà. Inoltre:

  • la produzione agricola locale non copre il fabbisogno alimentare delle famiglie e gran parte della popolazione è malnutrita;
  • la maggior parte della popolazione non ha accesso a fonti di acqua sicura;
  • esiste un circolo vizioso tra disabilità e povertà: le persone con disabilità (5,3% – tra le percentuali più alte del Paese) soffrono ulteriormente di discriminazione ed esclusione sociale (particolarmente grave nei casi di donne con disabilità).

Il lavoro della Federazione delle Persone con Disabilità

La partecipazione della popolazione della comunità alle attività è un elemento fondamentale del progetto. Nei mesi scorsi l’individuazione dei beneficiari è stata effettuata dalla Federazione Nigerina delle Persone con Disabilità (FNPH), in collaborazione con CBM, che ha preso in considerazione diversi aspetti: mezzi di sussistenza, fonti di reddito, dimensioni delle famiglie.

Questa mappatura ha evidenziato la maggior vulnerabilità delle persone con disabilità, anche dal punto di vista alimentare. Una vulnerabilità che è anche conseguenza diretta del cambiamento climatico: le famiglie sono mal preparate all’impatto del cambiamento climatico, che ha conseguenze negative sulle colture, in una zona dove agricoltura e allevamento sono le principali fonti di reddito. Inoltre solo il 5% della popolazione considerata è in grado di sostenersi autonomamente, mentre la maggior parte dipende da altre fonti di reddito o di sostegno.

La Giornata internazionale delle donne rurali

Attraverso il progetto vogliamo contribuire a spezzare il circolo vizioso che lega povertà e disabilità, soprattutto laddove esistono discriminazioni ulteriori, come nel caso delle donne con disabilità, che vivono nelle comunità più povere.

Un impegno che ribadiamo anche in occasione della Giornata internazionale delle donne rurali delle Nazioni Unite, che si celebra il 15 ottobre: le donne rurali sono protagoniste attive dello sviluppo dell’intero pianeta. Nei Paesi in via di Sviluppo, esse rappresentano circa il 43 per cento della forza lavoro e producono la maggior parte del cibo, ricoprendo un ruolo fondamentale per la sicurezza alimentare delle comunità (fonte: onuitalia.it). Malgrado ciò, la maggior parte di loro subisce gravi discriminazioni, che colpiscono più delle altre le donne con disabilità, aggravate dalla povertà, dalla crisi economica, alimentare e dal cambiamento climatico. A molte di loro sono precluse assistenza sanitaria, istruzione, partecipazione alla vita della comunità.

Celebrare la Giornata del 15 ottobre si presenta, dunque, un’occasione unica per prestare attenzione alla voce delle donne rurali di tutto il mondo.


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