È una disabilità fisica gravemente invalidante che curiamo nei nostri progetti. I bambini che nascono con questa patologia dovrebbero essere curati nei primi mesi di vita, purtroppo però non sempre avviene. Lavoriamo ogni giorno per trovarli, anche nei villaggi più remoti, operarli e seguirli in tutto il percorso di riabilitazione fino al momento in cui tornano a camminare.
Cos’è il piede torto
Il piede torto congenito è una malformazione complessa che comporta una disabilità fisica. Coinvolge tutto l’arto inferiore ma in modo particolare il piede. Fin dalla nascita il piede del bambino appare come ruotato verso l’interno e, se manipolato, rimane nella stessa posizione.
Si parla di piede torto bilaterale quando questa deformità si presenta ad entrambi gli arti inferiori.
Questa malformazione è una delle deformità congenite più comuni.
Oggi, alcuni studi hanno messo in evidenza il fatto che il piede torto congenito o il piede torto bilaterale siano conseguenza di cause multifattoriali, genetiche e ambientali che influenzano la formazione e la crescita del bimbo nell’utero.
Solo raramente il piede torto è collegato a patologie più complesse come la spina bifida, alcune disfunzioni neurologiche e malattie genetiche.
La diagnosi
La diagnosi del piede torto avviene, di norma, al momento della nascita, anche se, negli ultimi anni, grazie al miglioramento delle apparecchiature mediche è sempre più frequente la possibilità che il piede torto venga diagnositicato quando il bambino si trova ancora nella pancia della mamma, durante l’ecografia morfologica.
In ogni caso è solo dopo la nascita che l’ortopedico potrà distinguere se si tratta di piede torto lieve, dunque facilmente correggibile, oppure un piede torto rigido o atipico per il quale servirà un trattamento più complesso.
È davvero importante che la diagnosi venga fatta al più tardi alla nascita del bambino in modo tale da iniziare ad intervenire nella correzione di questa malformazione dai primissimi mesi di vita.
Nei Paesi del sud del mondo però tutto questo avviene solo raramente. I bambini, nella maggior parte dei casi, non nascono in ospedale ma a casa e questo comporta che non vengano fatti tutta una serie di controlli e accertamenti né alla nascita, né prima. In molti casi una diagnosi precoce permetterebbe ai medici di intervenire tempestivamente senza comportare gravi forme di disabilità e problemi nella crescita dei piccoli affetti da questa patologia.
Come si cura
La terapia per il trattamento del piede torto congenito ha visto susseguirsi, nel corso degli ultimi decenni, diversi approcci; ad oggi il metodo più utilizzato, soprattutto sui neonati, è il Metodo Ponseti, noto anche come metodo dei gessetti correttivi.
Come lascia ad intendere il nome, con questo metodo, vengono applicati dal piede fino alla coscia diversi gessi correttivi (da 4 a 8, a seconda della rigidità e della deformità del piedino) che vengono sostituiti circa ogni settimana: il piede torto viene così corretto maniera progressiva.
Spesso (nel 70-80% dei casi) dopo il trattamento con i gessi viene anche eseguito un piccolo intervento in anestesia locale, la tenotomia del tendine di Achille, per allungare e sistemare il tendine.
Una volta finita questa prima fase si passa a quella del tutore, più lunga e molto faticosa per i bambini che già camminano e si muovono: il tutore infatti deve essere indossato per 23 ore al giorno nei primi 4 mesi.
Gradualmente nei mesi seguenti si può indossare il tutore via via meno, per far sì che le ossa si abituino progressivamente alla correzione ottenuta. In ogni caso non si può in alcun modo interrompere la terapia con il tutore fino a che il piccolo paziente non avrà compiuto almeno 4 anni. Solo con la crescita le ossa rallentano il loro sviluppo e diminuisce il rischio di recidiva e ricomparsa della deformità.
Il nostro intervento
I nostri operatori e medici ortopedici sono formati per curare questa patologia e per seguire i pazienti – spesso bambini – che arrivano nei nostri centri e ospedali ortopedici.
Ma non tutti hanno la possibilità di arrivare in ospedale da soli, perché vivono troppo lontani, non conoscono gli ospedali dove vengono erogati questi trattamenti o più semplicemente non sanno che il piede torto è una patologia curabile. Anche e soprattutto in questi casi noi interveniamo:
- Organizziamo cliniche mobili nei villaggi più remoti per sensibilizzare su questa ed altre forme di disabilità e identificare bambini affetti da questa malformazione.
- Lavoriamo a stretto contatto con i partner locali: in questo modo siamo presenti sul territorio in maniera più capillare e accogliamo nei nostri ospedali i pazienti che loro individuano. Ad esempio, l’ospedale ortopedico CoRSU, che sosteniamo vicino a Kampala, in Uganda, cura pazienti che vengono da tutto il Paese e in alcuni casi anche da altre nazioni.
- Offriamo cure gratuite alle famiglie più povere. Questo è molto importante perché malattie come il piede torto richiedono, soprattutto se i pazienti su cui si interviene sono già grandi, una serie di operazioni, un monitoraggio e una riabilitazione che sono molto lunghe e impegnative.
- Viste le lunghe degenze, abbiamo pensato anche a una riabilitazione che comprenda la possibilità per i pazienti di andare a scuola, giocare e fare tante altre attività, per rendere la permanenza un po’ più allegra.
Tra i tanti bambini operati grazie al sostegno dei nostri donatori, c’è anche la piccola Rebecca: aveva 5 anni quando è stata trovata da una nostra operatrice in un piccolo villaggio dell’Uganda.
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