Nessun uomo è un’isola: intervista al prof. Mario Pollo sul valore della solidarietà in questo tempo di incertezza.
Il Professor Mario Pollo già docente di Pedagogia Generale e Sociale e Psicologia delle dipendenze.
L’intervista al Professore
- Nel difficile periodo che stiamo attraversando, quale ruolo riveste la solidarietà?
«La solidarietà, nel periodo che abbiamo attraversato e stiamo attraversando ancora adesso, ha un ruolo essenziale. Si tratta però di una solidarietà profonda, quella che abbiamo scoperto essendo obbligati per un lungo periodo a essere in relazione con gli altri solo attraverso una rete telematica.
La mancanza delle persone, la loro assenza, ci ha fatto percepire in modo profondo la loro presenza. É nell’assenza che capiamo il valore profondo della presenza delle altre persone, di quelle che hanno importanza per la nostra vita e di come noi siamo importanti per la loro. In pratica ci ha fatto percepire quello che il poeta rinascimentale inglese John Donne dice nella sua poesia:
Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è una parte del tutto. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
John Donne, poeta rinascimentale inglese
È bene ricordare che le società in cui le persone sono solidali e cooperano al bene comune hanno quasi sempre la meglio nei confronti di quelle formate da individualisti, egoisti e competitivi. In sintesi, ciò significa che dalla pandemia si esce meglio e più rapidamente se nella società prevalgono cooperazione e solidarietà. La solidarietà è un valore che arricchisce l’umanità delle persone che la praticano».
- In un recente studio del Comitato Testamento Solidale è emersa una aumentata propensione degli italiani verso un importante strumento di solidarietà, il lascito solidale. Come mai?
«Il lascito solidale è un generare vita al di là della propria morte. Attraverso il lascito solidale le persone possono, in una società ossessivamente centrata sul presente, riappropriarsi del tempo noetico, che è il tempo esclusivo e caratteristico degli esseri umani. L’uomo è infatti l’unico essere vivente che per dare un senso al suo presente deve nutrirlo sia di memoria che di progetti e di sogni di futuro e che, contemporaneamente, deve sviluppare la coscienza della propria mortalità. Attraverso la memoria vive la solidarietà con le generazioni che lo hanno preceduto e con la progettualità quella con le generazioni che lo seguiranno. Il nostro presente è figlio di una storia e generatore di un’altra storia. Una storia che lega le persone di là del tempo storico in cui sono vissute. Questa è la radice della condizione umana che il lascito solidale aiuta le persone a riscoprire e a nutrire».
- Quali i maggiori insegnamenti di questa pandemia?
«Il primo insegnamento, che purtroppo non tutti hanno recepito, è che nessuno si salva da solo. Il secondo insegnamento della pandemia è stato di averci messo di fronte alla nostra finitudine e di averci obbligato a riconoscere la nostra debolezza e fragilità. In altre parole, ci ha ricordato la nostra mortalità e ci ha fatto scoprire che solo se passiamo dal “si muore” all’”io muoio” possiamo trovare in noi la forza per vivere nella pienezza nonostante la nostra fragilità. Se non accettiamo la nostra mortalità, la nostra forza si riduce a un’aggressività disperata. Un terzo insegnamento è che solo se progettiamo il futuro, se guardiamo ad esso con speranza possiamo affrontare il presente, con le sue avversità».
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CARLA BELLI
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