bambino con disabilità con ausilio

La mostra online

Oggi ti accompagniamo in una visita virtuale della mostra fotografica che abbiamo realizzato per raccontare il nostro impegno al fianco delle persone con disabilità nei Paesi in via di sviluppo: qui esiste un ciclo invisibile tra povertà e disabilità, ma che si può spezzare.

Un viaggio attraverso volti, storie e interventi, nella strada verso un mondo inclusivo. 

Zalyia

Il ciclo povertà-disabilità

Quando vivi in povertà non puoi accedere al cibo, alle cure o all’assistenza di cui hai bisogno, per questo rischi maggiormente di sviluppare una disabilità. Quando hai una disabilità rischi maggiormente di diventare povero.

Nei Paesi in via di sviluppo solo 1 bambino con disabilità su 10 va a scuola e, una volta cresciuto, solo in 2 casi su 10 riesce a trovare un lavoro. Questa situazione è resa ancora più grave dall’emergenza COVID-19, che nei Paesi in via di sviluppo ha un impatto economico e sociale devastante. 

Salute visiva

Nel mondo 253 milioni di persone sono cieche o ipovedenti eppure, in 8 casi su 10, la cecità si può prevenire o curare. Solo con cure tempestive i bambini avranno maggiori possibilità in futuro e le persone con disabilità visive potranno riprendere un ruolo attivo nella comunità. 

Per spezzare il ciclo: sensibilizziamo le famiglie e le comunità, perché siano più consapevoli dei loro diritti e delle possibilità di inclusione e garantiamo cure mediche gratuite. 

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  • I volti

Elizabeth e Nibol, Sud Sudan, campo sfollati (foto 1)

Elizabeth è una tra i migliaia di rifugiati che, da decenni, vivono nei campi di accoglienza. È talmente abituata a non avere cure, assistenza e diritti che crede sia la normalità. In Sud Sudan siamo gli unici a garantire cure oculistiche a tutta la popolazione e a chi vive nei campi rifugiati. Con un’operazione di cataratta, Elizabeth ha ricominciato a vedere e può ricominciare a lavorare, prendendosi cura della piccola Nibol.

Josephine e Dominique, Sud Sudan, Buluk Eye Center (foto 2)

La maggior parte delle famiglie non è consapevole che i problemi alla vista si possono risolvere o non ha i mezzi per permettersi le cure necessarie. Ecco perché garantiamo cure mediche gratuite: vogliamo che ogni bambino e ogni persona con disabilità possa uscire dal ciclo povertà-disabilità e vivere una vita sfruttando a pieno il proprio potenziale. 

Salute mentale

Nei Paesi in via di sviluppo l’85% delle persone con disabilità intellettive non ha accesso ai servizi di salute mentale. Questo aggrava la situazione di emarginazione e stigma sociale.

due donne con in braccio due neonati
  • I volti

Mayela, Bolivia, programma di salute mentale materna

Mayela è diventata madre a soli 16 anni, a causa della situazione di povertà in cui si trova, si è sentita sopraffatta e incapace di prendersi cura dei suoi bambini, sviluppando comportamenti rischiosi per se stessa e i suoi figli. Grazie al progetto di salute mentale, Mayela è stata seguita da psicologhe che l’hanno aiutata nel suo percorso di accettazione della maternità, uscendo dalla condizione di profondo disagio psicologico in cui si trovava e aiutandola a reintegrarsi nella comunità. 

donna e primo piano di bambina in kenya

Rose, Kenya, programma di salute mentale 

Rose, nata nello slum di Nairobi, a causa della sua disabilità mentale è cresciuta sola ed emarginata. La sua famiglia non conosceva altro modo per proteggerla dagli atti di bullismo degli altri bambini, se non tenerla chiusa in casa. Con i nostri progetti di salute mentale e inclusione, garantiamo cure e assistenza ad adulti e bambini che ne hanno bisogno, senza discriminazioni e barriere, per poter essere parte attiva nella comunità. 

Riabilitazione

Nei Paesi in via di sviluppo solo il 5-15% della popolazione dispone degli ausili di cui ha bisogno:

  1. Mancano le strutture 
  2. Spesso le famiglie sono troppo povere per permettersi terapie, riabilitazioni e ausili. 
  3. La maggior parte delle persone vive in villaggi lontani dalle città e dai servizi primari. 

Malattie curabili spesso si trasformano in disabilità irreversibili, con conseguenze anche nella lavorativa e comunitaria di ognuno, portando alla povertà.  

Per spezzare il ciclo: con le cliniche mobili raggiungiamo le zone più remote per visitare la popolazione e trasportare in ospedale chi ha bisogno di cure più complesse. Garantiamo cure gratuite, protesi, ausili, riabilitazione a domicilio e reinserimento nella comunità. 

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  • I volti

Faith, Kenya, progetto di cura e riabilitazione (foto1)

Nei nostri ospedali, nei centri e nei laboratori ortopedici forniamo gratuitamente protesi, dispositivi e ausili a donne, uomini e bambini con disabilità e li seguiamo nel percorso di riabilitazione, come nel caso di Faith. 

Edrine, Uganda, ospedale ortopedico pediatrico CoRSU (foto 2) 

Edrine, a causa del piede torto non diagnosticato e curato alla nascita, non poteva camminare correttamente. È stato accompagnato in ospedale dove ha subìto diversi interventi per raddrizzare le ossa e ora sta imparando a camminare in maniera corretta. Potrà tornare a scuola e domani costruirsi un futuro. 

Educazione inclusiva

Nei Paesi in via di sviluppo solo 1 bambino con disabilità su 10 frequenta la scuola, per mancanza di materiali didattici inclusivi, spazi accessibili e insegnanti formati nella lingua dei segni o Braille. 

Per spezzare il ciclo: lavoriamo per garantire il diritto all’istruzione di ogni bambino, affinché possa trovare ambienti e insegnanti che rispondano alle sue esigenze. 

primo piano di bambina cieca in classe
  • I volti

Julienne, Cameroon, progetto di educazione inclusiva

Julienne, cieca dalla nascita, ha dovuto aspettare 13 anni per godere del diritto all’istruzione: ha cambiato 3 scuole prima di trovarne una inclusiva, con tutto ciò di cui aveva bisogno. Ora sogna di fare la maestra per aiutare altri bambini e ha gli strumenti per farlo. Per lei si prospetta un futuro pieno di speranza. 

bambino con disabilità fisica

Kevin, Kenya, progetto di educazione inclusiva

A metà tra scuola inclusiva e centro di riabilitazione, il Kajado Childcare Centre è una struttura in cui tutti, dagli insegnanti agli operatori, sono formati per aiutare bambini e ragazzi a studiare, coltivare i loro interessi e sfruttare le loro abilità, per potersi inserire al meglio, un domani, nel mondo del lavoro e nella loro comunità. David, il direttore della scuola, è l’esempio del successo di questo sistema: coordina la struttura e accompagna i ragazzi come Kevin in questo percorso. 

Lavoro e sensibilizzazione 

Nei Paesi in via di sviluppo solo 2 persone con disabilità su 10 hanno un lavoro

Poter lavorare è fondamentale affinché donne e uomini con disabilità possano uscire dalla povertà, sentirsi autonomi e diventare parte attiva della loro famiglia e della loro comunità. 

Per spezzare il ciclo, realizziamo programmi di formazione e lavoro per le persone con e senza disabilità:  

  1. Formiamo le persone.  
  2. Diamo loro le risorse materiali per avviare attività produttive.  
  3. Favoriamo l’accesso al credito e microcredito.  
  4. Sensibilizziamo sui loro diritti.  
primo piano di uomo
  • I volti

Wallace, Kenya, progetto di empowerment

Dandora, nei pressi di Nairobi, è la discarica più grande dell’Africa. Qui donne, uomini e soprattutto bambini vivono tra le montagne di rifiuti e cercano oggetti da poter vendere per sopravvivere. Vivere in queste condizioni li espone a continui contatti con sostanze tossiche che aumentano esponenzialmente il rischio di contrarre malattie e arrivare a sviluppare una disabilità. Wallace era uno di questi bambini. Grazie a un nostro progetto di recupero, formazione e avviamento al lavoro, è sfuggito alla povertà e ai rischi che ne conseguono. Con gli oggetti raccolti in discarica, crea delle installazioni artistiche che oggi porta in tutto il mondo.

 

gruppo di donne in etiopia

Abay, Etiopia, progetto di salute visiva e sensibilizzazione

Abay è una donna determinata: nonna, mamma e community leader. Una volta a settimana incontra le donne dei villaggi vicini per sensibilizzare sulle corrette pratiche igieniche per prevenire il contagio del tracoma, un’infezione che porta alla cecità e che in Etiopia non è ancora stata debellata. A loro volta queste donne si fanno portavoce di quanto appreso nelle loro case e nelle loro comunità. In questo modo si riduce il rischio di diffusione del tracoma, evitando che si trasformi in una disabilità permanente e rischi di condurre a una condizione di povertà. 

  • Saade
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Saade e Zalyia, Niger, progetto di sicurezza alimentare 

In Niger cambiamenti climatici e povertà sono causa di gravi crisi alimentari, che mettono ancora più a rischio le persone con disabilità. Saade e le sue colleghe (foto 1) fanno tutte parte di un gruppo di 80 donne con disabilità, impiegate in un centro di trasformazione alimentare, dove legumi e verdure vengono lavorati per la conservazione. 

Zaliya (foto 2) è una giovane donna con disabilità. 

Grazie al progetto di agricoltura sostenibile, ha ricevuto animali da cortile, kit di sementi e gli attrezzi necessari per coltivare il suo orto. Ora non solo riesce a mantenere la sua famiglia con i prodotti che coltiva, ma anche a vendere le eccedenze al mercato. 

Con il sostegno di

logo AICS

La mostra è stata realizzata con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), che sostiene alcuni dei progetti di “Break the cycle”, tra cui la clinica oculistica BEC in Sud Sudan.

Ora che hai conosciuto i volti e le storie di Break the Cycle, resta al nostro fianco e sostieni i nostri progetti nei Paesi in via di sviluppo.

Spezza il ciclo povertà-disabilità

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