Biciclette donate all’Ospedale St. Joseph per raggiungere e visitare anche chi vive nei villaggi più remoti. I nostri “ospedali su due ruote” ci permettono di offrire servizi oculistici specialistici e di qualità a chi rimarrebbe invisibile ai sistemi sanitari.

deposito biciclette

Il 23 marzo 2023 abbiamo inaugurato il nuovo plesso oculistico dell’Ospedale St. Joseph a Kitgum, nel nord dell’Uganda, dove offriamo servizi specialistici e di qualità alla popolazione più vulnerabile. Durante l’inaugurazione, tra i festeggiamenti e la gioia per il nuovo traguardo raggiunto, abbiamo mostrato le nostre cliniche “su due ruote”: le biciclette che cambieranno il nostro modo di raggiungere chi ha più bisogno.

Gli operatori sociosanitari, proprio grazie a quelle biciclette, riescono a raggiungere le persone che vivono nelle comunità più distanti, che altrimenti non verrebbero in città. In questo modo portano la clinica nei villaggi, vanno e fanno attività di screening visivo.

Massimo Maggio, direttore di CBM Italia.

«Spesso così scoprono letteralmente l’esistenza di pazienti, piccoli e grandi, bisognosi di cure, perché la cecità qui è considerata una disabilità grave, c’è uno stigma importante, le persone vivono nascoste. È una cosa che dico sempre ma che è molto vera: con poco, si può fare tantissimo.»

Ed è proprio così: una sola bicicletta, in Uganda, rappresenta uno strumento prezioso per rendere visibile anche chi oggi non accede ai servizi sanitari e sarebbe altrimenti destinato a restare intrappolato nel ciclo che lega povertà e disabilità.

Povertà in Uganda e accesso ai servizi oculistici

Dall’ultima missione in Uganda nel 2019, la situazione socioeconomica del Paese è molto cambiata. Il COVID-19, gli effetti indiretti del conflitto in Ucraina, i lunghi periodi di siccità legati al cambiamento climatico hanno davvero avuto esiti negativi importanti sulla popolazione. La fascia delle persone al di sotto della soglia di povertà si è di molto allargata.

Massimo Maggio, Direttore CBM Italia

Quando si soffre la fame, i pochi centesimi necessari per il viaggio verso l’ospedale fanno la differenza nella vita di intere famiglie, che spesso scelgono di trascurare i problemi di salute a fronte di un’altra necessità: poter mangiare qualcosa.

Sempre più persone, quindi, non riescono ad accedere alle cure, ma – laddove le famiglie non hanno gli strumenti per raggiungere i centri oculistici – saremo noi ad andare da loro, portando le nostre competenze direttamente nei villaggi più remoti, fornendo screening visivi e reindirizzando i pazienti presso l’Ospedale St. Joseph in caso di bisogno di cure.

beneficiario con bicicletta in mano

Un progetto ambizioso per la salute della vista in Uganda

Le attività dei nostri “ospedali su due ruote” fanno parte di un progetto molto più ampio che in tre anni ha avuto l’obiettivo di potenziare le infrastrutture e le risorse umane di due ospedali in Uganda, decentralizzare i servizi sanitari per contribuire a ridurre la cecità evitabile nel Paese e raggiungere così nel complesso 76.500 beneficiari.

Per il nuovo plesso oculistico dell’Ospedale St. Joseph, abbiamo costruito una sala operatoria interna all’ospedale, secondo gli standard internazionali di accessibilità in ambito di disabilità, dando vita così a un centro oculistico di secondo livello, ovvero capace di erogare cure diagnostiche, trattamenti specialistici e chirurgie (cataratta, errori refrattivi, chirurgie da traumi). A questo si aggiunge il rinnovamento della sala degenza dei pazienti.

Un grande orgoglio e una forte emozione mi riempiono davanti a questo sogno che si concretizza: dopo 3 anni di intenso lavoro, vede la luce questo nuovo centro che ci ha impegnati e uniti, in nome della lotta alla cecità evitabile.

Massimo Maggio, direttore di CBM

Al St. Joseph esisteva già un piccolo ambulatorio oculistico, «ma non c’era una sala operatoria. Ora garantiremo cure di qualità a un bacino molto esteso: prevediamo 10.200 pazienti l’anno. Questo nuovo centro, questo nuovo inizio è un tassello che mira a spezzare il circolo vizioso che lega povertà e disabilità qui in Uganda come negli altri Paesi in via di Sviluppo, perché la salute visiva è un diritto di tutti».

Formare un medico vuol dire futuro

L’Uganda conta 45,7 milioni di abitanti, tra cui anche rifugiati che arrivano da altri paesi come il Sud Sudan e il Congo. Nonostante una popolazione così ampia, nel Paese è presente un solo oftalmologo ogni 1,2 milione di persone.

Patologie come cataratta, errori refrattivi, tracoma, traumi e glaucoma portano alla cecità poiché non vengono curate a causa della mancanza di mezzi e servizi oftalmici adeguati (soprattutto nelle zone più remote). Eppure, il 75% dei casi di cecità sono evitabili e curabili.

Ecco perché – nell’ambito del progetto – abbiamo scelto di sostenere anche «il percorso di studi di un secondo medico oculista, che il giorno stesso dell’inaugurazione era pronto ad operare». In questo modo, tutti i pazienti, piccoli o grandi, che vengono intercettati durante gli screening potranno accedere alle cure e ai trattamenti di cui hanno bisogno e tornare così a vedere. Proprio com’è successo durante l’inaugurazione dell’ospedale:

Il giorno stesso sono state fatte le prime operazioni di cataratta e dopo una notte di degenza, il giorno dopo le prime persone operate vedevano.

sala operatoria durante un intervento di cataratta

Cosa puoi fare tu

Nei Paesi del Sud del mondo, la povertà e l’impossibilità di essere curati trasforma alcune malattie in disabilità permanenti. Intervenire non significa solo garantire a tutti le cure di cui hanno diritto, significa anche porre fine al ciclo povertà-disabilità.

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