Nel suo viaggio in Uganda il nostro direttore Massimo Maggio ha visitato diversi progetti, da Nord a Sud del Paese: la sua testimonianza ci restituisce l’immagine di un Paese dove gli effetti del Covid-19, del conflitto russo – ucraino e dei cambiamenti climatici gravano enormemente sull’impoverimento di intere comunità. Tra le più colpite le persone con disabilità.

foto sorridente

Gli scopi di questo viaggio erano molti. Tra questi inaugurare il nuovo centro oculistico inclusivo a Kitgum, nel Nord del Paese. Una costruzione che comprende oltre alla sala operatoria, ambulatori per le visite e reparti di degenza per le persone operate.

Massimo Maggio, direttore CBM Italia

In Uganda vivono 3 milioni di persone con problemi visivi, ma c’è solo un oculista ogni milione di abitanti. Malattie curabili come cataratta, errori refrattivi, tracoma, traumi e glaucoma, non curati per mancanza di mezzi e servizi, causano ancora troppo spesso cecità. È in questo contesto che si inserisce il nostro impegno per la salute della vista all’ospedale St. Joseph di Kitgum, dove abbiamo costruito un nuovo reparto oculistico che curerà 10.200 persone ogni anno:

Si tratta di un centro oculistico di secondo livello, destinato ad essere il punto di riferimento anche per altri centri che pure esistono in zone vicine ma che non hanno la possibilità di realizzare interventi chirurgici.

Il progetto – di cui CBM è capofila – è sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) ed è realizzato in accordo con il Ministero della Salute ugandese.

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L’obiettivo del viaggio è stato visitare tutti i nostri progetti nel Paese, verificarne lo stato di avanzamento, valutare l’impatto che creano sulle comunità.

Come all’ospedale Mengo, che CBM sostiene a Kampala, la capitale dell’Uganda, dove in questi mesi sono proseguiti i lavori di costruzione di un nuovo reparto oculistico, iniziati a fine 2021.

Il reparto oculistico attuale – infatti – ha una sola sala operatoria, per cui spesso si creano lunghe file d’attesa per i pazienti che arrivano non solo dall’Uganda ma anche dai Paesi vicini come il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo.

Per questo CBM sta realizzando un grande intervento che prevede la costruzione di 4 nuove sale operatorie, una banca corneale, una sala per le visite, un’unità di ipovisione, dove svolgere anche sessioni di stimolazione e riabilitazione visiva, camere di degenza pazienti e tanti altri spazi indispensabili per fornire visite e cure di qualità, come racconta Massimo Maggio in questo breve video:

Non solo salute della vista: durante la missione il nostro direttore ha visitato anche alcuni importanti  progetti di riabilitazione e inclusione delle persone con disabilità, primo fra tutti il CoRSU:

«L’ultima missione in Uganda è stata nel giugno del 2019 per celebrare i 10 anni dell’ospedale CoRSU, l’ospedale ortopedico di eccellenza, soprattutto per i bambini. Dopo così tanto tempo mi sono affacciato con apprensione al gate di uscita dell’aeroporto: era vero che la situazione socioeconomica era così cambiata come mi veniva descritto? Il COVID-19, gli effetti indiretti del conflitto in Ucraina, i lunghi periodi di siccità legati al cambiamento climatico hanno davvero avuto esiti negativi così importanti sulla popolazione? Ho potuto constatare che purtroppo tutto questo è vero. La fascia delle persone al di sotto della soglia di povertà si è di molto allargata».

Ma cosa vuol dire tutto questo?

Ad esempio, è diminuita la capacità di spendere anche pochi centesimi di euro per andare dal villaggio all’ospedale. Questo vuol dire che l’accesso alle cure non è sostenibile per sempre più persone. Così come quello all’educazione. E ciò si evidenzia ancor più se riferito alle persone con disabilità: lo sappiamo che, nelle situazioni di crisi, esse sono le più fragili. Questo porta a constatare come il nostro approccio di intervento sia davvero efficace perché multidimensionale in quanto comprende sia la componente di salute sia quella di supporto sociale ed economico, all’interno di una cornice nella quale forte è la difesa dei diritti delle persone con disabilità.

Questo approccio è quello adottato in un nuovo, ampio progetto inaugurato durante il viaggio, nei due distretti di Kyegegwa e Kamwenge, che porterà non solo salute, ma anche supporto economico e inclusione sociale delle persone con disabilità dell’ovest dell’Uganda, e in particolare delle persone con albinismo:

Abbiamo inaugurato e dato l’avvio a un nuovo progetto di salute e sostegno sociale ed economico alle persone con albinismo.

Le persone albine, infatti, in molti Paesi sono gravemente discriminate ed escluse, vittime di pregiudizi fin dalla nascita. Insieme all’organizzazione Albinism Umbrella abbiamo dato vita a un progetto triennale che porterà nuove opportunità di salute, educazione e inclusione nella comunità.

foto di gruppo con bambini con albinismo

Ed è proprio durante la cerimonia di inaugurazione di questo nuovo progetto che alcuni bambini e ragazzi albini hanno intonato un bellissimo canto:

Disability is not inability: disabilità non vuol dire inabilità e come mi hanno ricordato un gruppo di ragazzi ugandesi: una persona con disabilità è una persona che ha altre abilità.

Cosa puoi fare tu?

Sostieni tutti i progetti di salute della vista e inclusione delle persone con disabilità in Uganda.

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