Tra giugno e luglio 2022 CBM Italia, partner del progetto “Crescere nel villaggio”, realizzerà un percorso di formazione per gli educatori e gli operatori dei servizi educativi e sociali.

preview crescere nel villaggio

“Crescere nel villaggio” è un progetto nazionale che si rivolge a bambini e bambine tra i 0 e 6 anni, alle loro famiglie e agli educatori per creare opportunità educative di qualità, generare buone pratiche e occasioni di supporto alla genitorialità, realizzare attività di formazione e sensibilizzazione per educatori, genitori e famiglie.

Condotto da docenti e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il titolo del percorso formativo, “Non ho bisogno che sia facile, ma che sia possibile”: per un’inclusione autentica nei servizi educativi per l’infanzia”, prende spunto da una citazione di Bethany Hamilton, surfista statunitense nota per essere sopravvissuta all’attacco di uno squalo tigre in seguito al quale ha perso il braccio sinistro.

Abbiamo intervistato la prof.ssa Elena Zanfroni, coordinatrice del Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e la Marginalità (CeDisMa), docente e supervisore di questo percorso formativo, per approfondirne i principi e gli obiettivi.

Il valore di un approccio inclusivo della disabilità nei servizi educativi per l’infanzia è ormai riconosciuto. Quali sono, secondo lei, i principi fondamentali per la sua realizzazione?

«La realizzazione del progetto inclusivo nei servizi educativi per la prima infanzia richiede di:

  • credere autenticamente nelle sue potenzialità per poter rispondere ai bisogni di tutti i bambini e di tutte le bambine, aldilà della presenza di una diagnosi conclamata;
  • riconoscere il ruolo determinante che ciascun attore dell’azione educativa può ricoprire per il raggiungimento di tale obiettivo;
  • acquisire i criteri per un’autentica progettazione pedagogica di qualità rivolta ai bambini nella fascia 0-6 anni;
  • consentire a tutti i componenti l’équipe educativa di sentirsi parte attiva del processo, di condividerlo e di riconoscerne la potenziale portata innovativa, affinché nessuno rimanga escluso».

Quanto è importante l’utilizzo di un linguaggio inclusivo, non stigmatizzante, per evitare che bambini e bambine vengano identificati solo ed esclusivamente con la loro disabilità?

«Il linguaggio che adottiamo racconta chi siamo. Esprimersi con vocaboli come diversamente abile, handicappato, portatore di handicap, ecc., non è rappresentativo delle conquiste inclusive vissute, direttamente o indirettamente, negli ultimi decenni, ma soprattutto significa non riconoscere il valore e la portata del processo trasformativo in cui siamo immersi e identificare la persona con disabilità con la sua diagnosi, etichettarla, non attribuendole quel carattere di unicità e irripetibilità che le appartiene di diritto».

Qual è il ruolo dell’educatore nella creazione di un ambiente inclusivo che favorisca lo sviluppo e il benessere del bambino con e senza disabilità?

«Le trasformazioni culturali e sociali che hanno interessato il mondo dei servizi per l’infanzia hanno contribuito a ribadire la necessità di una riflessione articolata sull’identità professionale dell’educatore che lavora con bambini nella fascia 0-6 anni, rimasta per lungo tempo prigioniera di pregiudizi, luoghi comuni o interpretazioni superficiali, quanto mai improprie o anacronistiche. Preparazione, motivazione, percorsi di formazione continua, di supervisione e di monitoraggio del benessere personale e lavorativo sono elementi ineludibili per la costruzione di un profilo professionale competente che sappia rispondere alle esigenze di ciascun bambino, anche di quello più fragile e vulnerabile».

Quali potrebbero essere gli strumenti di base perché l’educatore possa contribuire attivamente alla creazione di un contesto inclusivo?

Per costruire un contesto inclusivo è fondamentale consentire ad ogni educatore di acquisire o affinare strumenti di lavoro indispensabili quali:

  • lo sviluppo di un’intenzionalità osservativa che sappia tradursi con l’esperienza in un vero e proprio modus operandi;
  • la capacità di documentare attraverso griglie di analisi o altro materiale strutturato al fine di favorire una costante condivisione di obiettivi e piani di azione all’interno della stessa equipe educativa;
  • la promozione di adeguate strategie comunicative, relazionali per la tutela del benessere di minori e di adulti coinvolti nel processo educativo, grazie alle quali costruire un ambiente di lavoro motivante e sostenibile;
  • il consolidamento di efficaci sinergie che consentano di operare in modo armonico, garantendo uno sguardo unitario sul bambino, senza rischiare di disperdere tempo e risorse».

Il progetto

“Crescere nel Villaggio” è un progetto promosso da Centro Salute del Bambino – CSB e cofinanziato da Impresa Sociale Con i Bambini e Fondazione Generali The Human Safety Net.

Scopri il progetto!

Elena Zanfroni è professore Associato di Didattica e Pedagogia speciale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinatrice e membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e la Marginalità (CeDisMa) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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