Negli scorsi mesi, nel pieno della pandemia, ci siamo attivati per continuare a garantire cure e assistenza alle persone con disabilità e contrastare il diffondersi del virus. Il nostro intervento continua.
Come ti abbiamo raccontato nel corso dei mesi passati, siamo intervenuti da subito, in ognuno dei nostri progetti in Africa, Asia e America Latina, mantenendo attivi la maggior parte dei nostri ospedali e i nostri centri, nel completo rispetto delle procedure per evitare il contagio da COVID-19 e continuare a lavorare in sicurezza.
Gli ultimi aggiornamenti dal campo
Ingegno ed efficienza: Progetto Dr. Shroff, India
Il progetto ha subìto in questi mesi molti rallentamenti a causa dell’impossibilità di organizzare cliniche mobili per effettuare le visite oculistiche. Dato l’alto bisogno della popolazione, il team di progetto ha trovato una soluzione: gli screening porta a porta. Attraverso l’uso di un’app di vicinato, lo staff di progetto ha offerto cure visive a domicilio!
Da luglio a ottobre, 5.852 persone sono state visitate porta a porta, di cui 611 sono state riferite ai centri visivi per ulteriori accertamenti o operazioni.
Riapre le porte la Naro Moru Disabled Children Home
Dopo un primo stop a causa della pandemia da COVID-19, la Naro Moru Disabled Children Home è ora operativa; il dipartimento di riabilitazione ospita pazienti giornalmente e i servizi a raggi X vengono offerti su base settimanale, anche se il flusso di pazienti è basso rispetto al periodo pre-COVID, sono state effettuate le attività di chirurgia per bambini con disabilità fisica.
Da gennaio 2020, 78 bambini sono stati operati con chirurgia correttiva. Nello stesso periodo è stata effettuata la produzione di protesi per 483 pazienti con disabilità fisica (di cui 221 bambini).
Sensibilizzazione per radio all’Ospedale Los Yungas in Bolivia
Durante l’emergenza COVID-19, grazie anche al sostegno della CEI, tra le attività di contrasto al virus, sono stati trasmessi 12 spot radiofonici che hanno raggiunto 39.000 persone nelle città di La Paz e Coroico, per informare sui rischi legati al virus e sulle misure di prevenzione.
Inoltre sono stati distribuiti 134 kit igienici e 252 operatori sanitari hanno beneficiato di colloqui di sostegno psicologico.
Ospedale oculistico Kabgayi, Rwanda
L’ospedale Kabgayi che, all’inizio dell’emergenza sanitaria, aveva ridotto le operazioni alle sole chirurgie di emergenza, ha adottato una serie di misure per erogare servizi in sicurezza, grazie al sostegno della CEI (Conferenza Italiana Episcopale):
- 22.500 mascherine chirurgiche e altri Dispositivi di Protezione Individuale a tutti i 66 membri dello staff dell’unità oculistica;
- acquisto di 20 termometri a infrarossi;
- acquisto di attrezzature mediche necessarie a offrire un primo soccorso in caso di crisi respiratorie.
In questi mesi l’unità ha accolto 7.703 pazienti, di cui 2839 donne e 2071 bambini, oggi ha ripreso la normale attività.
Il lavoro nei nostri ospedali nell’emergenza COVID-19
Nei giorni immediatamente successivi allo scoppio in Europa della pandemia tutti i nostri progetti sono stati rimodulati affinchè, nel pieno rispetto delle normative, delle norme igienico-sanitarie, di distanziamento e di lockdown ospedale, centro e clinica fossero operativi. Era ed è fondamentale per noi continuare ad offrire cure alle persone che ne hanno bisogno e al contempo tutelare i pazienti che si trovavano già ricoverati.
Il lavoro non si è mai fermato: nei mesi di totale lockdown venivano accettati solo i casi di emergenza, ma nelle ultime settimane sono ripartite tutte le varie attività legate alla cura della vista (quali operazioni di cataratta, visite, riabilitazione visiva) e alle chirurgie ortopediche.
Garantiamo sempre il distanziamento sociale anche nelle sale d’attesa degli ospedali, spesso molto affollate fin dalle prime ore del mattino. Ad esempio in Sud Sudan, nel centro oculistico BEC, abbiamo costruito una sala d’attesa esterna per garantire una massima sicurezza.
Abbiamo formato personale medico e sanitario sulle norme igieniche e fornito loro dispositivi di protezione personale, come vedi in questa foto che arriva dal Cameroon.
Come siamo intervenuti nell’emergenza COVID-19
Abbiamo organizzato momenti di sensibilizzazione per spiegare a quante più persone possibile cosa stava accadendo, cos’è il COVID-19, come si trasmette e quali sono i comportamenti corretti da mantenere per prevenire e limitare il contagio.
In questa fotografia, ad esempio, ci troviamo in Cameroon: un operatore CBM, durante un momento di formazione, sta spiegando come le persone cieche possono misurare il distanziamento che devono tenere dagli altri quando si trovano in luoghi affollati.
Qui siamo invece nelle Filippine: questa ragazza è membro di una nostra associazione partner sul campo.
È stato per noi fondamentale, in ognuna di queste attività di sensibilizzazione, utilizzare mezzi, modalità e canali che potessero raggiungere anche le persone con disabilità visive, uditive e fisiche per rendere il messaggio davvero efficace.
Abbiamo quindi utilizzato messaggi radio, distribuito locandine e pieghevoli, organizzato momenti in presenza in ampi spazi o all’aperto.
Abbiamo distribuito kit igienici e alimentari alla popolazione, con particolare attenzione alle persone con disabilità e le loro famiglie. Molti di loro non potendo lavorare, o avendo perso il lavoro a causa del lockdown, spesso si sono trovati in condizioni difficili, non avendo di che mangiare.
Nelle foto qui sotto solo alcuni dei momenti di distribuzione di pacchi di viveri, distribuiti dai nostri partner in Nigeria e Nepal.
Abbiamo costruito punti d’acqua nei luoghi più frequentati e fornito gli ospedali di lavandini portatili per incentivare il lavaggio costante delle mani con acqua pulita.
Abbiamo garantito, nei Paesi in cui il lockdown è stato revocato, che le scuole inclusive che supportiamo riaprissero in totale sicurezza.