In Kenya le persone con disabilità sono 3.5 milioni: di queste meno del 40% hanno accesso all’educazione primaria. Per questo CBM ha deciso di rafforzare la sua presenza qui con un progetto di educazione inclusiva, «No One Out», che ha l’obiettivo di favorire l’inclusione di bambini con disabilità all’interno di 16 scuole elementari in cinque quartieri poveri di Nairobi.

Vi raccontiamo il nostro impegno in Kenya in un video, attraverso la voce del direttore e di un’insegnante di una delle scuole destinatarie del progetto, e con un reportage dal campo di Chiara Zorzi, parte del team di Programmi Internazionali di CBM Italia.

Una preziosa testimonianza da una scuola di Nairobi


Il nostro racconto dal Kenya

Reportage di Chiara Zorzi Programmi internazionali CBM Italia

Nairobi è una città grande, caotica. Alle 9 di mattina il traffico di macchine e di matatu, piccoli pullman colorati, regna su tutto il resto. Nairobi si sveglia presto e io, come lei, sono impaziente di iniziare la giornata. Guardo fuori dal finestrino dell’auto mentre ci dirigiamo verso i quartieri più poveri, alla periferia della città.

Mentre la macchina si muove agile tra le strade intricate, mi concentro su ciò che accade fuori: mi colpiscono i colori sgargianti indossati dalle donne che vendono frutta su piccole bancarelle ai lati della strada, i gruppi di bambini che corrono qua e là.

Scendiamo dalla macchina e iniziamo a camminare per raggiungere la Sancare Preparatory Schooluna delle 16 scuole beneficiarie del progetto «No One Out» sostenuto da CBM. Riesco a sentire le grida festose dei bambini e i rimproveri bonari di un insegnante che li invita alla calma

Al nostro arrivo ci accoglie un nutrito gruppo di piccoli studenti nelle loro uniformi gialle e rosse. Mi guardo attorno: la mia attenzione viene subito catturata dai muri delle classi a cui sono appesi cartelli, creati dai bambini, con frasi per motivarli a fare del loro meglio. Ce n’è uno grande, giallo sole, che recita alcune «regole» per vivere meglio:

«Abbi un sogno; estendi la tua immaginazione; sii pronto a correre rischi» si legge.

La classe che visitiamo è grande abbastanza per contenere pochi banchi di legno intorno ai quali si stringono 20 bambini che, con l’aiuto dell’insegnante, ripetono l’alfabeto. Tra i bambini c’è Ellen, affetta da paralisi cerebrale. I bambini ripetono l’alfabeto a voce alta, impazienti di mostrare alla maestra ciò che hanno imparato, e nel frattempo i vicini di banco di Ellen le sorridono, la incoraggiano a partecipare, mimano le lettere con le loro labbra.

In Kenya, molti bambini con disabilità soffrono lo stigma della discriminazione all’interno delle comunità, e vengono esclusi, isolati dai loro amici, compagni e familiari. Non posso fare a meno di pensare che la Sancare Preparatory School è un luogo sicuro per Ellen, in cui riceve l’attenzione di cui ha bisogno e in cui, grazie alle attività di sensibilizzazione portate avanti da CBM e rivolte agli studenti, si può sentire a proprio agio, essere parte di un gruppo e imparare con spensieratezza, come ogni bambino ha il diritto di fare.

Lasciamo la scuola e ci spostiamo un po’ più a nord, alla Valley Bridge Primary School. Questa scuola è molto grande, conta 568 bambini, di cui 50 con disabilità. La direttrice ci riceve nel suo ufficio e ci racconta che, prima del progetto «No One Out», era molto difficile che i bambini con disabilità frequentassero la scuola con costanza: per la maggior parte di loro era molto difficile accedere fisicamente alle classi, per molti di loro il poco cibo assunto durante la giornata rendeva faticoso essere in forze e studiare. Due sorelline, affette da sindrome di Down, non vedono l’ora di farmi vedere le nuove rampe, le sedie a rotelle, bastoni bianchi e altri ausili per la disabilità distribuiti grazie al progetto: le guardo mentre mi indicano le nuove attrezzature, pronunciando i nomi dei bambini che le utilizzano.

Mentre torno dalla visita, ripenso agli sguardi dei bambini che ho incontrato, pieni di curiosità e timidezza; alle parole delle insegnanti, forti e consapevoli della responsabilità che hanno nella formazione degli studenti, in queste aree in cui il rischio più grande forse è quello di perdere la speranza.

Qui sono tutti parte di una grande famiglia, nessuno escluso: la vita scolastica è come un bel gioco, fatto non solo di parole scritte su una lavagna, ma anche di suoni, come canzoni, risate, filastrocche ripetute a voce alta.

Mentre torniamo verso il centro di Nairobi, ripenso a quelle frasi appese ai muri: «Abbi un sogno. Estendi la tua immaginazione; sii pronto a correre rischi». In una scuola alla periferia di Nairobi, come quelle del progetto «No One Out», avere un sogno, estendere la propria immaginazione, correre dei rischi non è scontato. Ma quello che i bambini e le insegnanti sanno è che ogni giorno, in quelle scuole, viene costruito il loro presente e il loro futuro. Un presente in cui l’educazione è per tutti, per un futuro in cui solidarietà reciproca e inclusione sono la parola d’ordine. Leave No One Out: non lasciamo nessuno escluso!

Noi di CBM lavoriamo ogni giorno per creare una società inclusiva, in cui tutte le persone, con disabilità e non, abbiano le stesse opportunità e possano esprimere il loro potenziale. 

Scopri di più sul nostro impegno per la costruzione di una società inclusiva.


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