
Insieme a Fondazione Prosolidar per i profughi del Sud Sudan. Un impegno comune a favore del Sud Sudan, il Paese più giovane del continente e anche il più martoriato nel segno di quel «fare insieme» che è uno dei nostri valori più importanti.
Leggi l’intervista a Giancarlo Durante, Presidente di Fondazione Prosolidar.
- Da anni la Fondazione sostiene progetti di solidarietà sociale. Ci racconta in sintesi come nasce il vostro impegno?
«FONDAZIONE PROSOLIDAR è un organismo costituito nel 2011 come naturale evoluzione, nonchè erede del patrimonio culturale e dei principi fondativi e delle modalità di finanziamento di un altro ente, denominato Fondo Nazionale del Settore del credito per progetti di solidarietà – Onlus, che era stato creato nel 2005 dalle parti sociali del settore del credito.
Siamo un ente filantropico laico ed indipendente, iscritto nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), che opera in Italia e nel mondo, nel quale sono presenti, in modo paritetico, tutte le Organizzazioni sindacali dei lavoratori del settore del credito (tramite le proprie Segreterie Nazionali) nonché, per parte datoriale, l’Associazione Bancaria Italiana e tutte le imprese che aderiscono all’Associazione.
Si tratta della prima e, ancora oggi, unica esperienza, anche a livello internazionale, di un ente voluto dalle parti sociali in un contratto collettivo nazionale di lavoro nato per finanziare progetti di solidarietà, grazie al sistema del match-gifting, cioè la condivisione del contributo in misura uguale tra lavoratori ed imprese. Il contributo individuale è pari a 10 euro annui.
In pratica, la norma contrattuale prevede che, ogni anno, in occasione della erogazione della tredicesima mensilità e salvo diversa volontà che il lavoratore può manifestare in ogni momento, dalla busta paga di ciascun dipendente venga trattenuto un importo di 10 euro e che, per ogni dipendente che effettui tale versamento, l’azienda versi anch’essa alla Fondazione un ulteriore importo di 10 euro
Con i fondi che siamo in grado di raccogliere ogni anno, finanziamo progetti a sostegno di iniziative a favore di popolazioni in difficoltà, aiuti alla autosufficienza economica e alla serenità alimentare, sostegno ai perseguitati, alle vittime del disagio e di violenza (in particolare donne e minori), ai malati, nonché interventi per il sostegno alla lotta alle mafie e per emergenze a favore di intere collettività colpite da eventi tragici in Italia e nel mondo».
- Dal 2019 Fondazione Prosolidar sostiene i nostri interventi. Cosa vi ha spinto a rinnovare il vostro sostegno?
«Nella scelta dei progetti che decidiamo di finanziare, adottiamo criteri rigorosi nella scelta delle proposte e dei partner perché per noi contano sia la validità del progetto che l’affidabilità dell’interlocutore e la qualità dei risultati che è in grado di conseguire con il nostro supporto finanziario. Questi requisiti sono entrambi presenti nella proposta presentata da CBM con cui abbiamo già avuto modo di collaborare in molte occasioni.
Dopo il sostegno dei progetti in Paraguay, Uganda e in Italia in occasione dell’emergenza COVID, la partnership con CBM è continuata con il progetto “Acqua, Igiene, Speranza: intervento WASH inclusivo in Sud Sudan”.
Giancarlo Durante, Presidente di Fondazione Prosolidar.

Un programma di sicurezza alimentare per migliorare lo stato nutrizionale e l’autosufficienza di cibo di donne, bambini, rifugiati e persone con disabilità che vivono nel campo profughi di Gorom, nell’area di Juba. Dai dati segnalati da CBM, in pochi mesi il campo profughi è passato da una popolazione di 2.000 a 11.000 ospiti, creando nuove necessità e urgenze rispetto all’approvvigionamento idrico e alla situazione igienico-sanitaria. Per rispondere a questi bisogni, la Fondazione Prosolidar ha scelto di dare un contributo fattivo, sostenendo il progetto di CBM che ha reso possibile l’accesso all’acqua pulita e a servizi igienico-sanitari adeguati grazie alla costruzione di 4 pozzi e 10 latrine alla popolazione del campo profughi».
- Esatto, grazie al vostro sostegno portiamo acqua pulita e contribuiamo a mitigare l’insicurezza alimentare nel campo profughi. Qual è il vostro auspicio?
Il Sud Sudan è il Paese più giovane dell’Africa e purtroppo è anche quello con una popolazione stremata da elevatissimi livelli di insicurezza alimentare e nutrizionale. Il 60%della popolazione ha affrontato una crisi alimentare acuta. La mancanza di infrastrutture idriche e igieniche in campi profughi e contesti emergenziali come quello dell’area, infatti, creano un ambiente estremamente precario, con gravi conseguenze per la salute, la sicurezza e la qualità della vita della popolazione, in particolare dei più vulnerabili.
Tuttavia, dobbiamo guardare ai dati positivi e alla capacità di cambiamento che possiamo generare attraverso il progetto sostenuto: 4 pozzi con pompe manuali; 2 comitati di gestione delle strutture idriche; 10 latrine domestiche per le famiglie vulnerabili; 100 kit d’igiene a donne vulnerabili in età riproduttiva; incontri di sensibilizzazione sulla promozione dell’igiene».
Questi sono risultati che mi fa piacere evidenziare e che danno il senso del nostro sostegno.