Quasi un anno fa, a poche ore dalla sua nascita, Greysi ha rischiato di rimanere cieca per sempre a causa della ROP (Retinopatia del prematuro). Abbiamo potuto salvarla perché c’erano tutte le condizioni per intervenire in tempo: personale ospedaliero competente, struttura attrezzata, protocollo ben avviato.

mamma tiene in braccio bimba neonata avvolta in una coperta

Greysi, fragile e in pericolo

La bimba in foto si chiama Greysi. Oggi ha quasi un anno, ma quando l’abbiamo conosciuta era nata da poche ore, ad appena 30 settimane di gestazione e in condizioni davvero molto critiche

È inutile soffermarsi sul susseguirsi di visite, trasfusioni e interminabili ore in incubatrice, ma puoi immaginare la paura e l’angoscia vissuta dai genitori, in quelle prime ore di vita della loro bimba. A questo si era aggiunta presto la diagnosi di ROP (Retinopatia del prematuro) con il rischio per Greysi di diventare cieca per sempre. 

Negli occhi della piccola si stavano formando vasi sanguigni in maniera incontrollata che stavano per “spaccare” la retina e compromettere per sempre la sua vista.

Un intervento tempestivo 

La buona notizia è che nell’ospedale in cui è nata Greysi, c’erano tutti i presupposti per intervenire in tempo e salvarla dalla cecità.  

La ROP, infatti, non è solo una malattia molto difficile da diagnosticare ma richiede anche un’azione immediata (spesso la finestra temporale per poter intervenire ed evitare che i bimbi diventino ciechi è di appena 48 ore). 

Non è stata una coincidenza fortuita che l’ospedale fosse attrezzato e il personale preparato per intervenire, quanto piuttosto il frutto di un lavoro che portiamo avanti da anni in America Latina. Prima in Bolivia, Colombia e Paraguay e ora in 10 ospedali del Guatemala. È sopratutto grazie alla presenza costante dei donatori in tutta Italia che progetti come questo possono vedere la luce e continuare a crescere, contribuendo concretamente a salvare dalla cecità centinaia di migliaia di bambini ogni anno.

Se vuoi saperne di più sulla ROP e sul nostro intervento, ne abbiamo parlato qui

L’importanza di sensibilizzare le famiglie 

Il progetto che sosteniamo insieme in Guatemala ha una grande componente di formazione (degli specializzandi in pediatria e delle unità neonatali sull’identificazione e il trattamento dei neonati prematuri, inclusa la somministrazione di ossigeno) e una di sensibilizzazione e coinvolgimento dei genitori

Materiale informativo sulla salute visiva, utilizzato da CBM in Guatemaladina ospedale
Materiale informativo sulla salute visiva, utilizzato da CBM in Guatemala.

Dai report e dalle indagini con il personale medico, infatti, emerge molto spesso che i genitori non si presentano alle visite e ai controlli, facendo sì che i bambini non siano curati adeguatamente e che la loro vista non sia ripristinata. Ecco perché produciamo e traduciamo nelle lingue locali numerosi materiali informativi, affinché le famiglie siano al corrente dell’importanza della salute della vista e dei controlli periodici. 


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