Santina è sempre stata una nonna molto amata non solo dai nipoti, ma anche dalle decine e decine di bambini che incontrava ogni martedì al catechismo. La sua storia è segno tangibile di un cambiamento che stiamo creando con il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital Kalongo.

Immagine di Santina

Santina è sempre stata una nonna molto amata non solo dai nipoti, ma anche dalle decine e decine di bambini che incontrava ogni martedì al catechismo. Era stata soprannominata per questo “Santa Santina”. Per i suoi bambini era diventata una presenza importante, una catechista sempre pronta all’ascolto, a riempire i lunghi pomeriggi nel difficile villaggio di Akado, nel distretto di Agago, nel nord dell’Uganda.  

Negli ultimi cinque anni Santina aveva iniziato a vedere sempre meno. La vista era peggiorata così tanto che gli ultimi mesi, a malincuore, aveva dovuto rinunciare al suo incarico di catechista. Dopo aver appreso la notizia, alcune famiglie avevano iniziato a escluderla e isolarla anziché mostrare vicinanza per il peggioramento della sua salute visiva.  

Sì perché in molti Paesi del Sud del mondo la disabilità è ancora vista dalla comunità come uno stigma, una condizione che tocca le persone per punirle. Dopo tanti anni a servizio dei bambini e della comunità Santina aveva iniziato a conoscere la solitudine dell’isolamento, il buio della cecità.  

E’ stato allora che il parroco di Kalongo, preoccupato per lei, ha contattato il personale del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital Kalongo e ha aiutato Santina a farsi visitare presso la nuova clinica oculistica di recente avvio presso la struttura. A seguito della visita, in cui è stata diagnosticata una cataratta bilaterale, a Santina è stato consigliato di farsi operare presso il reparto oculistico del Saint Joseph Hospital a Kitgum, un dipartimento nuovo e dotato di personale e attrezzature d’avanguardia. 

Dopo l’operazione e alcune sessioni di riabilitazione post intervento, Santina ha ricominciato a fare la catechista. E oltre ai suoi insegnamenti, ora racconta anche che la disabilità non è una colpa o qualcosa che allontana le persone. Un segno tangibile che poco a poco qualcosa sta cambiando, anche grazie al lavoro di sensibilizzazione delle comunità che portiamo avanti insieme ai nostri partner.  

La storia di Santina ne è un esempio.  

Il progetto “You are not alone”

Come Santina sono tante le persone che, nell’arco di appena un anno, sono state prese in carico e curate grazie al progetto “You are not alone” in collaborazione con Fondazione Ambrosoli e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.  

Nel distretto di Agago, un’area segnata da una guerra civile ventennale, stiamo lavorando per superare la totale mancanza di servizi oculistici, e rafforzare il sistema per la riabilitazione fisica e il supporto psichiatrico per prevenire in maniera tempestiva l’aggravarsi di quelle condizioni che potrebbero portare alla disabilità permanente.  

Scopri di più sul progetto


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