una mamma seduta con i suoi due bambini

Makoma è nato con una grave disabilità fisica che l’ha lasciato indietro, fin da piccolo. Poi un giorno è stato operato e la sua vita è cambiata. 

La vita di Makoma: tra emarginazione e difficoltà

Makoma ha 6 anni e vive in un villaggio dell’Uganda a 60 chilometri dalla capitale, Kampala con la sua mamma, un fratellino più piccolo, due zii e un cuginetto. 

Purtroppo il papà li ha abbandonati e la mamma lavora nei campi, per mantenere tutta la famiglia. Ogni tanto riesce a vendere qualche seme e a compare piante per piantarle nel piccolo orto di fronte a casa e avere di che mangiare. 

Fanno un solo pasto al giorno, la cena, che cucinano all’aperto nel fuoco fuori dalla loro casa. Ma non sempre hanno cibo da mangiare.

Mamma Sumayiya si è accorta che qualcosa nelle gambe del suo bimbo non andava quando aveva due anni, e le cose con il tempo non sono migliorate: ha le gambe ricurve e gli provocano un dolore enorme. 

Non riesce a fare nulla da solo perché gli fa male percorrere lunghe distanze: non può andare a scuola, viene escluso dagli altri bambini che lo deridono per come cammina. Vorrebbe aiutare la sua mamma, semplicemente prendendo l’acqua al pozzo, ma non riesce perché anche se il pozzo non è lontano, non riesce a trasportare la tanica pesante piena d’acqua in autonomia. Così passa le giornate, solo, fuori dalla sua casa e guarda gli altri bambini del villaggio che tornano da scuola.

Non va da nessuna parte, mai. Non va a scuola e a volte gioca a casa con il fratellino e il cuginetto. I suoi pari lo ignorano e non vogliono mai chiamarlo quando giocano: lui però non si stufa mai di supplicarli di portarlo con loro. Non corre normalmente: sembra che salti e questo fa ridere tutti i bambini. Anche gli adulti del villaggio lo indicano e prendono in giro come il bambino maledetto: non hanno mai visto gambe così. In casa noi lo amiamo tanto ma ha bisogno di aiuto.

Sumayiya

La speranza arriva a bordo di una clinica mobile

Makoma è stato identificato durante una clinica mobile, ed è stato portato all’Ospedale Ortopedico CoRSU che CBM sostiene in Uganda. 

Per Makoma e mamma Sumayiya è stato l’unico modo per potersi avvicinare all’ospedale: non avevano infatti soldi per il trasporto e se non fossero stati raggiunti dalla clinica mobile non si sarebbero potuti permettere il ricovero e i costi dell’operazione.

Il piccolo, dopo le visite di routine è stato accompagnato in sala operatoria. La dottoressa Esther ha spiegato alla mamma che Makoma sarebbe stato operato prima alla gamba destra, e solo in un secondo momento all’altra: questo gli avrebbe permesso di camminare con le stampelle e riprendersi pian piano. 

L’operazione è stata lunga ma tutto è andato per il meglio: la gamba di Makoma è stata ipercorretta. Questo è fondamentale perché è possibile che, con la crescita,le ossa si modifichino di nuovo. 

Il momento del risveglio in un ospedale speciale

La strada non è semplice e anche dopo l’operazione è tutta in salita: gessi alle gambe, dolori e un’ inziale insicurezza accompagnano i bambini nella loro ripresa, ma il CoRSU è un ospedale davvero speciale. Makoma piange, ha paura e non vuole tenere il gesso alla gamba… ma poi inizia a vedere tutt’intorno a lui tanti altri bambini che si spingono sulle loro siede a rotelle, vanno nella scuola che gli operatori hanno allestito in ospedale per i bimbi che hanno una lunga degenza e capisce di non essere solo. Comprende per la prima volta che tanti altri bambini hanno passato le sue stesse cose e che presto potrà correre, tornare e andare a scuola. 

Bambino in un letto d'ospedale

Le infermiere gli hanno regalato un bellissimo orsacchiotto: ne è molto felice, non ne ha mai avuto uno, gli parla e gioca, dimenticando il dolore e il gesso che deve portare. 

Il giorno di tornare a casa, a Makoma vengono date due stampelle, anche se lui non vorrebbe lasciare la sua sedia a rotelle: dovrà esercitarsi e, con tanta pazienza, pian piano dovrà iniziare a toglierle.

Tre mesi dopo l’operazione 

Quando i nostri operatori sono andati a visitare Makoma a casa, durante una delle visite di followup subito capiscono che qualcosa è cambiato: un sorriso è impresso sul volto del bimbo. 

primo piano di Makoma sorridente

Makoma ha fatto tantissimi progressi e ora le stampelle non gli servono più: si regge sulle gambe con sicurezza, può camminare da solo.

Quando ho visto per la prima volta la sua gamba raddrizzata mi sono sentita sommersa di gioia. Ogni mattina la guardo come fosse le prima volta e non mi sembra vero: non pensavo che al mondo ci fossero persone in grado di dare così tanto senza voler niente in cambio.


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