Ora che è tornato a vedere dopo un’operazione di cataratta, Sudip può realizzare il suo sogno: diventare un vigile!
La quotidianità
Ci sono luoghi dove le vette sfiorano le nuvole e la natura assume tutti i colori del verde. Ci sono tanti piccoli villaggi, tante capanne sparse e incastonate tra stradine sterrate e vegetazione selvaggia.
È qui che vive Sudip con la sua mamma e il suo papà e i suoi quattro fratelli. Ed è qui che comincia la nostra storia.
La casa di Sudip è molto semplice, fatta di legno e fango ed è composta da due soli ambienti. Vivono davvero isolati, a circa 600 chilometri da Kathmandu, la capitale del Nepal.
I genitori lavorano alla giornata nei campi vicino a casa o nelle valli limitrofe. Spesso Sudip e i suoi fratelli stanno da soli, ma sono molto uniti e si fanno compagnia a vicenda: ogni gioco, anche il più semplice, per loro è super divertente.
La famiglia, nella sua povertà e semplicità si ritiene fortunata: hanno infatti un piccolo orto e qualche animale che è per loro fondamentale per poter mangiare ogni giorno.
Quando è nato, Sudip non aveva alcun problema di vista. Si muoveva nello spazio e seguiva i nostri movimenti. Poi quando aveva circa 3 anni, ha iniziato a dirmi che non vedeva bene quando c’era luce. Io e mio marito non sapevamo cosa fare ma ci siamo resi conto che la sua condizione peggiorava… non riusciva a vedere gli oggetti piccoli e camminava piano, accarezzando con la mano il muro e strisciando i piedi, per paura di cadere.
ci racconta mamma Nirmala
Avrei voluto portarlo subito a far vedere, nell’ospedale più vicino, ma mi hanno detto che un trattamento agli occhi costa tanto e noi siamo davvero poveri. Così abbiamo deciso di aspettare: magari con il tempo gli occhi di Sudip sarebbero andati a posto da soli.
ci racconta papà Sher Bahadur
La scuola
Nel frattempo Sudip è stato iscritto a scuola con i tre fratelli più grandi.
Ogni giorno i bambini impiegano un’ora a piedi per arrivare in classe: si arrampicano per stradine piccole piccole, attraversano risaie e lunghi tratti in una vegetazione fitta, così il papà, viste le difficoltà di Sudip, li accompagnava tutti portandolo sulle spalle. Quando però è iniziata la stagione del raccolto il papà di Sudip doveva partire presto la mattina per andare a lavorare nei campi e così il piccolo è stato affidato alle cure della sorella maggiore che lo guidava, per mano.
Un giorno, per caso, tornando dal lavoro, ho incontrato la maestra di Sudip e mi ha detto che mio figlio aveva un grosso problema di vista: lei si rendeva conto, spiegando, che lui non vedeva nulla perché non riusciva a seguire quello che lei diceva: andava a scuola ma non imparava come gli altri bambini della sua età. Mi ha detto che se non fosse stato curato non avrebbe mai imparato a leggere o a scrivere. Per me è stato davvero un colpo duro saperlo. Voglio bene a mio figlio e volevo aiutarlo con tutto il cuore ma non ne avevamo le possibilità economiche. In quel momento mi sono sentito inutile come padre.
ci racconta papà Sher Bahadur
Mamma Nirmala e papà Sher Bahadur hanno iniziato ad avere davvero paura per la vita di Sudip anche nel tragitto per la scuola: se fosse caduto? Se si fosse fatto male? Non vedere in contesti poveri e difficili come quello in cui vive Sudip,non è solo essere esposti a molti più pericoli degli altri, ma anche non potersi difendere. Avere un futuro già segnato da esclusione, derisione e impossibilità di essere autonomi.
A malincuore, mamma e papà hanno deciso di tenere Sudip a casa, di non mandarlo più a scuola. I giorni passavano: Sudip a casa stava seduto appena fuori dalla porta e non vedeva l’ora che i suoi fratelli tornassero da per avere compagnia.
Un incontro speciale
Ma poi, improvvisamente un giorno arrivò l’inaspettato. La maestra di Sudip venne a conoscenza che l’ospedale Biratnagar organizzava delle cliniche mobili per trovare bambini ciechi da curare e così decise di segnalare il caso di questo suo piccolo alunno a un operatore CBM.
Parshuram è arrivato a casa di Sudip in una mattina umida in cui il cielo era bianco e le nuvole basse. Ha camminato per più di un’ora, in mezzo a campi coltivati e ad alberi altissimi fino a che non ha visto la casetta di Sudip arroccata in cima alla collina. Il lavoro di Parshuram e degli altri operatori CBM sta proprio nel girare per i villaggi più remoti, lontani dai centri abitati più grandi e fare screening oculistici nelle scuole e nelle abitazioni. Se trovano dei casi particolarmente gravi organizzano il trasporto in ospedale e pianificano l’operazione.
La visita al piccolo è durata quasi un’ora alla fine della quale gli è stata diagnosticata una cataratta agli stadi iniziali. Parshuram ha tranquillizzato i genitori di Sudip spiegando loro che avrebbero potuto curarlo all’ospedale di Biratnagar e che il piccolo avrebbe potuto riacquistare gran parte della sua vista. Da quel momento per Sudip è iniziato un viaggio speciale, verso un grande cambiamento.
L’ospedale Biratnagar
Sudip ha salutato la mamma e i suoi fratelli e, accompagnato dal papà, è partito alla volta dell’ospedale. Non era mai stato in città e tutti i rumori che sentiva attorno erano per lui nuovi e un po’ disorientanti. All’ospedale Biratnagar che CBM sostiene in Nepal vengono fatte ogni giorno tantissime operazioni di cataratta e non solo. Questo ospedale, parte del grande programma di cura della vista EREC-P, è uno dei centri a cui fanno riferimento non solo le cittadine del Nepal e i villaggi remoti, come quello dove vive Sudip, ma anche una vasta zona dell’India. È un centro d’eccellenza sia per varietà di servizi e cure offerte ma anche per la qualità.
Sudip è stato accolto e visitato dai medici che hanno confermato la diagnosi di cataratta bilaterale fatta dall’operatore. Spiegano al papà tutti i dettagli e lo tranquillizzano: l’operazione è in anestesia totale, ma non è complicata, solitamente i pazienti riacquistano buona parte della vista.
Il fatto che Sudip sia ancora piccolo è un fatto positivo: avrà un recupero visivo e intellettivo più veloce! Sudip sarebbe stato operato prima ad un occhio e poi all’altro, questo per permettergli di riprendersi e accertarsi delle condizioni di un occhio per volta.
L’operazione
Sudip è molto spaventato quando sta per entrare in sala operatoria ma i medici e gli infermieri lo consolano: andrà tutto bene, non si accorgerà di nulla!
E infatti l’operazione a entrambi gli occhi riesce con successo: Sudip è ancora piccolo e il velo di cataratta che si è formato sui suoi occhi non è troppo spesso.
Dovrà sicuramente utilizzare un paio di occhiali da vista per vedere perfettamente, ma non è un problema: il laboratorio ottico che c’è all’interno dell’ospedale gliene ha fabbricati un paio apposta su misura. Sono verdi e a Sudip piacciono tantissimo: ora è davvero pronto per tornare a casa, riabbracciare la sua mamma e finalmente, vedere!
Il ritorno a casa
L’emozione che tiene nel cuore quando torna a casa è palpabile. È come se la sua vita, la sua infanzia, il suo crescere fossero stati messi in pausa per un po’ per ripartire solo ora: ogni sguardo è una scoperta, ogni colore è nuovo.
Ora tutto è cambiato: i genitori di Sudip non temono più per lui, va a scuola con i suoi fratelli e sta imparando a leggere e scrivere: dal suo banco riesce a seguire bene quello che la maestra gli spiega ogni giorno. Gli altri bambini, che prima lo lasciavano in disparte ora sono suoi amici e insieme ne inventano ogni giorno una più del giorno prima.
Grazie all’aiuto di tantissimi nostri donatori queste storie di cambiamento sono la nostra quotidianità. Sono la risposta a tutto il nostro lavoro ma soprattutto alla generosità di tante persone. Sono storie di rinascita, di bambini a cui tu, e tanti donatori come te, potete cambiare concretamente la vita, dare una speranza, regalare un futuro luminoso, lontano dal buio della cecità.