Sheeba ha 11 anni e vive in Uganda, in un piccolo villaggio. È una dei tantissimi bambini e bambine che gli operatori, come Simon, incontrano ogni giorno. Ma ognuno ha un posto speciale nel loro cuore. Questa è la storia di Sheeba, che prenderà posto anche nel tuo.

operatore con maglia rossa CBM insieme ad adulti e bambini nel villaggio

Il passaparola che salva la vita

Simon è uno degli operatori dell’ospedale oculistico Mengo, che sostieniamo in Uganda. La figura degli operatori, di cui ti parliamo molto spesso, è fondamentale per individuare chi ha bisogno di cure e assistenza fino ai villaggi più remoti.

Il loro lavoro è fatto di lunghe distanze percorse e tanto passaparola: basta che qualcuno al villaggio abbia sentito di un bambino o di un adulto cieco o che ha difficoltà a vedere, e la voce si sparge. Dalla scuola, alle famiglie vicine, ai centri salute fino a intercettare i nostri operatori. Mappano i villaggi e le aree da visitare e vi si recano sistematicamente. È così che Simon ha saputo della condizione di Sheeba.

Sheeba, 11 anni nel buio della cecità

Sheeba è una ragazzina ugandese di 11 anni. Fin dalla nascita ha imparato il significato della parola “disabilità”, essendo nata con una gamba sensibilmente più corta dell’altra.

All’età di 3 anni, però, la sua situazione è diventata ancora più vulnerabile quando si è presentata la cataratta bilaterale. La madre, Jennifer, che per mantenere la famiglia raccoglie bottiglie di plastica vuote dalle strade, le lava e le rivende, si è accorta fin da subito che qualcosa negli occhi di Sheeba non funzionava come avrebbe dovuto.

Quando da piccola le davo da mangiare, non trovava il cibo davanti a lei. Se doveva prendere un oggetto, si piegava completamente per poterlo vedere.

Jennifer, mamma di Sheeba
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A causa del residuo visivo molto scarso, è meglio che Sheeba non venga mai lasciata sola perché può rischiare di farsi male negli spostamenti o subire violenze da sconosciuti (che non riuscirebbe a riconoscere e da cui non potrebbe scappare).

L’arrivo di Simon

A rompere lo schema della quotidianità, costellata di preoccupazioni, ci pensa Simon. Sentito della situazione di Sheeba, raggiunge il villaggio e visita immediatamente la bambina. Bastano pochi istanti per confermare che la vista è completamente compromessa (puoi vederlo anche tu, nella foto qui sotto: Sheeba non vede quante dita le sta mostrando Simon).

operatore con maglia rossa CBM visita bambina, mostra tre dita ma la bambina ne indica solo uno

Dopo alcuni controlli più approfonditi e la diagnosi di cataratta, Simon spiega a Jennifer che la figlia potrà tornare a vedere: all’ospedale Mengo potrà essere operata di cataratta e sarà tutto interamente gratuito. Garantire cure oculistiche gratuite è indispensabile ed è possibile farlo grazie a sostenitori come te che ci permettono di continuare e implementare sempre nuovi progetti.

A questo punto gli operatori fanno arrivare al villaggio un boda boda, una moto-taxi, per accompagnare madre e figlia alla più vicina stazione dei pullman e, da lì, arrivare in ospedale. Simon, nel frattempo, prosegue le visite al villaggio. Le raggiungerà più tardi per aiutarle a orientarsi nella struttura e con le pratiche di accettazione.

In ospedale

La degenza in ospedale, tra visite, controlli e operazione, è molto rapida ma carica di emozioni. Riassumiamo le tappe principali con questa carrellata di foto: dall’accettazione, al riposo dopo l’operazione, fino allo sbendamento.

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La frase che ci ricorderemo per sempre

Come ti dicevamo all’inizio, Simon e tutti gli operatori come lui, svolgono questo lavoro da molti anni e si imbattono in storie come quella di Sheeba ogni giorno. Ma per ognuno c’è un particolare che resta impresso per sempre, un dettaglio, un gesto, che rimane indelebile e arriva dritto al cuore. Nel caso di Sheeba è stata una frase.

Appena recuperata la vista, il chirurgo che l’ha operata le chiede una cosa: “Adesso che riesci a vedere, qual è la prima cosa che vuoi fare?”.

Voglio tornare a casa e vedere qual è il volto dei miei nonni, dei miei fratelli e dei miei amici.

Sheeba, dopo l’operazione

Ti salutiamo così, con le sue parole che racchiudono più di quello che potremmo mai raccontarti e che sono il senso di quello che facciamo, insieme ai nostri donatori, ogni giorno.

Ecco le immagini del momento tanto atteso: l’incontro con il fratellino e con gli amici, visti finalmente per la prima volta.

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Ora che nella sua vita è tornata la luce, Sheeba sarà accompagnata al Katalemwa Cheshire Home, un centro che dal 1970 offre cure e servizi ai bambini con disabilità fisiche, con cui CBM collabora. Qui Sheeba potrà essere visitata per la sua disabilità fisica e riceverà l’aiuto di cui ha bisogno per migliorare ulteriormente la sua condizione.


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