Le preziosissime opere raccolte nei musei non vanno solo conservate, ma anche rese accessibili. Con Valeria Bottalico, storica dell’arte ed esperta di accessibilità museale, abbiamo parlato di quanto ci sia ancora da fare per rendere inclusivo il patrimonio culturale del nostro paese.
La Giornata internazionale dei musei
“Musei per l’educazione e la ricerca”, questo il tema scelto per l’edizione 2024 della Giornata internazionale dei musei che si celebra intorno al 18 maggio di ogni anno.
Dal 2020 i rimandi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono diretti. Questa edizione si concentra su:
Obiettivo 4 – Istruzione di qualità: fornire un’educazione di qualità equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento permanente per tutti.
Obiettivo 9 – Imprese, innovazione e infrastrutture: costruire un’infrastruttura resiliente, promuovere un’industrializzazione inclusiva e sostenibile e favorire l’innovazione.
I musei sono inclusivi?
I musei sono spazi dinamici dove si realizza l’apprendimento, la scoperta, la conoscenza. Ma sono davvero spazi per tutte le persone?
Negli ultimi 10 anni molte strutture museali hanno adeguato i propri spazi a visitatori con necessità differenti. Teniamo presente che, quando si parla di inclusione o di accessibilità, si tratta di temi che riguardano tutti e tutte, non solo le persone con disabilità.
Questo cambio di visione delle istituzioni è stato possibile anche grazie alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006. Negli articoli 9 e 30, infatti, si fa espresso riferimento all’accessibilità come elemento indispensabile perché le persone con disabilità possano:
[…] partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita e […] prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale […].
A partire da questi principi i musei hanno cominciato a progettare percorsi inclusivi.
Secondo alcuni dati ISTAT pubblicati alla fine del 2022, l’adeguamento ha riguardato soprattutto l’accessibilità per le persone con disabilità motoria, dotando le strutture di rampe, scivoli, ascensori o piattaforme elevatrici. Aver previsto una rampa di accesso al museo però non assicura ad una persona in sedia a rotelle la piena fruizione dello spazio museale e delle opere in esposizione. Ancora più lontano è il superamento delle barriere percettive, culturali e cognitive che limitano o impediscono la fruizione da parte dei visitatori con disabilità cognitive o sensoriali.
Quindi, la strada verso l’inclusione è ancora molto lunga: l’esperienza museale resta esclusiva e le persone con disabilità non possono accedervi come chiunque altro.
Per fortuna in Italia ci sono anche degli esempi eccellenti, di cui ci parla Valeria Bottalico:
- Il museo tattile Omero di Ancona
- Il museo tattile Anteros di Bologna
Quando si parla di partecipazione ai luoghi culturali di un paese, questa va intesa a 360 gradi perché l’accessibilità include anche il ruolo delle persone con disabilità come creatori di arte, non solo come fruitori.
Il Museo di Arte Moderna (MoMA) di San Francisco, per esempio, ha in programma per la primavera di quest’anno una mostra di oltre cento opere realizzate da artisti con disabilità. L’iniziativa è in collaborazione con il Creative Growth Art Center, un’organizzazione no-profit impegnata da cinquant’anni nel supportare artisti disabili nella creazione ed esposizione di opere d’arte.
Iniziative come queste dovrebbero essere considerate ordinarie e non straordinarie e una società che voglia definirsi inclusiva dovrebbe assumersi la responsabilità di sostenere, favorire ed essere parte attiva di questo processo.
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